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Prelati monferrini di Aldo Timossi (56)

Vittorio Moietta, da Brusasco a Nicastro - La causa di beatificazione
“Stai vicino al tuo vescovo”, raccomanda Papa Giovanni XXIII, al termine dell’udienza, nel febbraio 1961, a don Carlo Grattarola, giovane prete casalese - oggi canonico emerito e rettore del Santuario Madonna del Pozzo - che accompagna monsignor Vittorio Moietta in procinto di essere consacrato vescovo della diocesi di Nicastro, ora Lamezia Terme: “Frena il suo ardore perché possa durare a lungo”. Purtroppo ardore ed entusiasmo avranno solo due anni di tempo per concretizzarsi nell’incarico.
Vittorio Lorenzo Moietta nasce a Brusasco il 7 aprile 1913 da Francesco e Mary Moietta, in una famiglia di quattro figli. La vocazione sacerdotale a soli 22 anni, nel 1925 entra nel Seminario di Casale. dove il 27 giugno 1937 è ordinato presbitero dal vescovo Giuseppe Angrisani. Domenica 4 luglio, prima Messa nel paese natale, “ingresso solenne salutato da un gaudioso “Tu es sacerdos” cantato dai chierici Maristi villeggianti a Santa Fede di Cavagnolo, quindi la grandiosa “Missa Pontìficalis” a tre voci del Perosi”.
Primi incarichi come viceparroco a Calliano, Castelletto Merli e Frassinello. Parroco a Torcello Rolasco (la parrocchia più povera della diocesi) dove entra in contatto con la dure vita dei cavatori (scende anche in miniera, ci sono le foto, ndr).
Nel '45 Angrisani lo chiama alla direzione spirituale del Seminario maggiore di Casale, dove rimarrà fino al ' 61, formando un’ottantina di sacerdoti, fra i quali il futuro cardinale Severino Poletto, il futuro vescovo Luciano Pacomio e il prete operaio Gino Piccio.
Fonda nel 1950 il “Gruppo Missionario di Nostra Signora di Crea” a cui affianca nel '56 il “Gruppo Missionario Femminile”, a disposizione della diocesi e delle missioni promosse dalla “Pro Civitate Christiana” di Assisi in tutt’Italia.
Il 18 gennaio 1961, l’elezione a vescovo della diocesi di Nicastro. Solenne ordinazione il 19 marzo successivo nella cattedrale di Casale, da parte di monsignor Angrisani, principali co-consacranti l'arcivescovo Evasio Colli, vescovo di Parma e Giacomo Cannonero, vescovo di Asti.
Il pomeriggio del 25 aprile 1961 fa il suo ingresso in diocesi. Giornata fredda, di pioggia, ma la gente di Nicastro non fa mancare il proprio calore. Il suo primo saluto: “Vi do la mia vita. Non vi chiedo nulla. Sono venuto per dare e per portare in silenzio. La nostra sarà una diocesi missionaria. Sono il vostro vescovo, sono venuto a trovarvi perché vi voglio bene». Ai tanti che lo salutano lungo il cammino, assicura: “Non vengo a cercare onori e gloria, vengo a cercare i vostri cuori e null'altro voglio se non salvare le vostre anime”.
Appena giunto in diocesi, visto che manca l'impianto stabile del catechismo ai fanciulli, poco presenti alla Messa festiva, convoca i parroci e chiede agli esperti di catechesi e di liturgia di presentare un metodo semplice e fattibile per svolgere il catechismo e programmare la Messa per i più piccoli. Ha la piena rispondenza dei parroci, che sono molto lieti di presentare al vescovo i loro fanciulli preparati. Questo comporta incessanti spostamenti per il vescovo, ma l'incontro con la popolazione è motivo di grande festa.
In appena due anni manifesta una straordinaria vivacità: indice la visita pastorale, programma settimane pastorali per il suo 25° anniversario di sacerdozio, sale a Vercelli per predicare gli esercizi spirituali alle Suore di Sant'Eusebio, partecipa agli esercizi spirituali con il suo clero a Catanzaro predicati da monsignor Angrisani: “Avere cura dei suoi sacerdoti era un fatto estremamente congeniale perché conosceva la strada per giungere al loro cuore” ricorda l’ex segretario monsignor Grattarola. Ama recarsi in visita nei quartieri più poveri della città ed è il primo vescovo a visitare il campo Rom cittadino. Tante giornate intense, tante vicende di un impegno missionario oggi minuziosamente raccolte in un robusto saggio biografico (716 pagine) scritto da Massimo Iannicelli, giornalista, editore, storico di Lamezia,eccezionale il corredo fotografico.
Mons.Moietta un costruttivo rapporto con le autorità civili, tanto da essere tra i protagonisti del lungo dibattito che porterà anni dopo alla costituzione del comune di Lamezia Terme, con l'unione amministrativa dei precedenti comuni di Nicastro, Sambiase e Sant'Eufemia Lamezia.
Il 10 ottobre 1962 celebra la Messa di commiato, in partenza per il Concilio Vaticano II ma a novembre è ricoverato in clinica a Milano per una brutta malattia alla colonna vertebrale. Tra le visite delle settimane di degenza, quella dell’arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, futuro Papa e santo Paolo VI. Ne parla Cesare Massa nella biografia “Se la vita è fuoco”: “Il presule attende di visitare l’infermo per mandato esplicito di Papa Giovanni. Porta un rosario, una medaglia del Concilio e una fotografia con firma di Giovanni XXIII. Pensa alla potenza evocativa di queste cose: la Madonna, la Chiesa, il Papa, soprattutto se l’infermo è un giovane vescovo, da pochi mesi consacrato e in “possesso” della sua gente di Nicastro. I due fratelli vescovi si incontrano e parlano con le parole della fede. I loro sguardi sono pieni di speranza. I gesti dicono l’amorevolezza di una comunione, che ha le sue radici nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. L’arcivescovo dice così disegnando a nome del Papa la benedizione della croce. Poi il congedo fraterno”.
Il 19 marzo 1963 monsignor Moietta celebra la sua ultima Messa. Il 1° aprile 1963, dopo soli 23 mesi e 7 giorni di permanenza in diocesi, la chiamata del Cristo per rendere conto di quanto fatto e insegnato: “gli apostoli si riunirono attorno a Gesù ed egli disse loro: venite in disparte e riposatevi un po'”. (Vangelo di Marco, 6,30-34). Per sua espressa volontà, riposa nella cattedrale di Lamezia Terme.
Il 1° aprile 2023, 60 anni dopo la morte, il vescovo lametino, Serafino Parisi, annuncia l'apertura dell'inchiesta diocesana sull'eroicità delle virtù. Ottenuto il placet dal Dicastero per le cause dei santi, inizia la causa di beatificazione con l'inchiesta svoltasi dal 17 febbraio 2024 al 21 settembre dello stesso anno, giorno in cui ha luogo a Lamezia la sessione di chiusura, che ha riguardato anche la diocesi di Casale, con l’appello del vescovo Gianni Sacchi per raccogliere testimonianze e documenti, e con la presenza nella commissione storica di Raffaella Rolfo e Bruna Curato, rispettivamente direttrice e bibliotecaria dell’Ufficio beni culturali. Gli atti dell’indagine sono all’esame del Dicastero vaticano; una volta esaminati e convalidati, si potrà procedere a proclamare il Servo di Dio Moietta quale “Venerabile”, seconda tappa prima della beatificazione e canonizzazione. Nessuna previsione sui tempi; negli ultimi mesi, i decreti per i quali Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione, hanno riguardato sacerdoti e laici defunti dall’inizio di questo Millennio a due-tre secoli fa.
aldo timossi
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FOTO - La tomba di mons. Moietta nella cattedrale di Lamezia Terme (già Nicastro)