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Selini Quartet
Stagione concertistica della Filarmonica
La stagione concertistica della Filarmonica di Casale Monferrato riprende praticamente dove l'avevamo lasciata lo scorso anno: quartetti d'archi di giovani musicisti, ma di esperienza internazionale che si esibiscono in dimore storiche nel Monferrato. Perchè cambiare del resto? la formula è piaciuta moltissimo al pubblico della stagione 2018 e Serena Monina, Presidente dell'Accademia ben ha fatto nel riconfermarla. La sua introduzione a questa prima tappa di sabato 4 maggio al Castello di Uviglie ha ricordati tutti i futuri appuntamenti del cartellone e per gli appassionati sono date da cerchiare sull'agenda.
Prossimamente vedremo quartetti nel maniero dei Sannazaro a Giarole (11 maggio), nella stessa Filarmonica a Casale (25 maggio) e infine all'abbazia di Lucedio (9 giugno). Giusto in tempo per passare il testimonial ad “Armonie val Cerrina” per quella che Gianpaolo Bardazza, promotore di questo sodalizio tra Filarmonica e le “Le dimore del quartetto”, ha definito come una “lunghissima stagione concertistica nel Monferrato”.
E veniamo ora alle note di questo concerto inaugurale che ha visto per protagonista un ensemble tutto al femminile, persino nel nome: “Selini Quartet”, un omaggio alla diva Selene. Le musiciste però sono tutt'altro che lunari, anzi sprizzano una bella carica di solare vitalità fin dall'attacco del quartetto di Ludwig van Beethoven op. 127 n 12. Ora, quattro ragazze che studiano a Vienna (e con chi studiano! I nomi in curriculum sono impressionti) ed eseguono Beethoven dovrebbero suonare con il volto crucciato per la concentrazione.
A maggior ragione se hanno sul leggio un quartetto monumentale dell'ultimo travagliato periodo beethoveniano. Qui la forma sonata è letteralmente dilaniata tra un intimo desiderio di esplorare il contrappunto e la ricerca della modernità. La maggior parte dei giovani della loro età liquiderebbero la ponderosa composizione con la frase “tanta roba”, loro quattro invece lo prendono come un divertimento. E' bellissimo vedere finalmente dei musicisti che sorridono anche quando attaccano un “maestoso” scritto in partitura. Sì, il suono è ancora da mettere a punto, nelle prime battute qualcosa gratta tra l'archetto e la corda, però colpisce l'intelligenza con cui affrontano l'Adagio.
E' il punto su cui si sono più divisi i critici sull'interpretazione, le “seleniti” scelgono di rallentare il metronomo, di far sentire bene come si trasfigurano le lunghe armonie di violoncello e viola in ogni modulazione. E come se collegassero Beethoven a Mahler. La Vienna del'800 strizza l'occhio a quella del secolo dopo.
Alla contemporaneità ci arrivano però davvero da lì a poco, proponendo i cinque pezzi per quartetto d'archi di Schulhoff, compositore praghese, morto nel campo di concentramento di Wülzburg nel '42.........
Alberto Angelino
Articolo completo nel numero in edicola martedì
FOTO. Il quartetto ad Uviglie all'inizio del concerto (F. ELLEA)