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Storia degli ospedali monferrini (5)

Nel 1939 Mussolini inaugura il nuovo ospedale Santo Spirito - Di Aldo Timossi


Tra il 1780 e il 1790 al Santo Spirito di Casale serve più spazio. Hanno buon esito le pressanti richieste del vescovo Giuseppe Luigi Avogadro e del conte Pio Felice Sordi di Torcello, nelle rispettive vesti di presidente e amministratore.

Arrivano nuove donazioni, viene demolito e rifabbricato “il braccio che spalleggia la contrada di Po”, quindi si aggregano immobili attigui, aprendo una nuova strada.

Nel 1794 il De Conti annota che l'ospedale "tiene 90 letti per gli infermi, 12 per i pazzerelli, e fa alimentare in case private fino all'età di 9 anni quanti spurii gli vengono recati alla ruota”, cioè neonati abbandonati. L'organico è composto di due medici, due chirurghi, un flebotomista, infermieri e infermiere, il custode dei pazzi, l’addetta alla ruota degli esposti, definita "la nutrice”.

Anche nella vicina Valenza si pensa un pochino più in grande. Merito della marchesa Delfina Del Carretto di Mombaldone che, abbandonata dal secondo marito marchese Camillo Belloni e senza figli, dona il proprio patrimonio all’Ordine Mauriziano, affinché eriga un ospedale per i poveri infermi valenzani. Donazione provvidenziale, considerato che in città non esistono soccorso e ricovero per i meno abbienti, essendo ormai scomparso l’ospedaletto di San Bartolomeo (fondato ad inizio ‘400) e avendo vita tribolata un ricovero istituito con appena due letti dalla Compagnia del SS. Sacramento, su donazione di tal Gherardo Tintore nel 1579, rifatto nel 1596 a cura della municipalità.

L’Ordine adempie agli obblighi stabiliti dalla marchesa, aprendo nel 1780 un’infermeria nel palazzo della fondatrice, e l’anno successivo ampliandosi con l’acquisto di una casa. Nel 1825 viene deliberata la costruzione di un nuovo ospedale. “A tal fine - annota il sito web del Mauriziano - l’Ordine, utilizzando anche altre donazioni, acquista il fabbricato denominato “La Filanda”: i lavori di adeguamento a struttura ospedaliera durano dal 1826 al 1829 e in seguito si registrano opere di miglioramento”, fino a raggiungere 28 posti letto. Negli stessi anni, i Valenzani indigenti possono anche fruire di una decina di letti in una casa di riposo/ospedale dei poveri incurabili, creata dal canonico Vincenzo Zuffi con il lascito della vedova benestante Teresa Lana, e in epoca successiva conosciuta come l’Ospedalino. “L’Uspidalì” sarà poi ricostruito in altro sito e attivo dal 1865 con 40 posti letto.

Con gli anni delle guerre d’indipendenza, dal 1848 arrivano al S. Spirito di Casale i primi feriti. Nel frattempo anche il re Carlo Alberto ha fatto visita all’ospedale. Senza grosse novità si arriva al ‘900. Già nel primo decennio si pensa ad una nuova sede.

Tra il 1912 e il 1920 gli amministratori acquistano terreni in zona Valentino. Nasce il progetto, nel ’30 la prima pietra. Inaugurazione con il Capo del Governo, Benito Mussolini, il 17 maggio 1939. (da Il Monferrato che annuncia la visita leggiamo che l'ospedale è costato 11,5 milioni ed occupa 9o mila mq, ndr).

Sono quasi 120 i malati trasferiti dalla vecchia sede. Nel nosocomio sono presenti le maggiori specialità: medicina generale e malattie infettive, sanatorio, reparto cronici, chirurgia settica, chirurgia asettica, ginecologia, ostetricia, oftalmoiatria, servizio farmaceutico, istituto di radiologia e terapia fisica, istituto di Anatomia Patologica e Chimica clinica e batteriologica. La capienza è di oltre 230 posti letto. Dopo la seconda grande guerra, nascono nuovi reparti: traumatologia, urologia, dermosifilopatia, pediatria.

Intanto a Valenza tra il 1950 e il 1960, viene costruito il nuovo ospedale in viale Santuario. Ancora gestione e proprietà al Mauriziano fino a quando, a seguito del dissesto finanziario dell’Ordine, nel 2005 nasce una fondazione che concede la struttura in comodato gratuito all’allora ASL 21 di Casale.

Gli anni Settanta del secolo scorso portano forti novità, che coinvolgono direttamente il nosocomio casalese, ancora ente ospedaliero autonomo, con un proprio Consiglio di amministrazione. Iniziano difficoltà di cassa.

Il Santo Spirito è proprietario di parecchie tenute agricole (Ramezzana di Trino, Ceretta di Palazzolo, Sambra di Terranova, Molino e Rota di Casale, Fornace di Rosignano, Comune a Torino), ma il bilancio che sfiora i dieci miliardi fa acqua perché gli enti mutualistici sono debitori quasi della metà quindi servono forti anticipazioni bancarie, con relativi interessi passivi. Interviene lo Stato, ma c’è il rovescio della medaglia: divieto di istituire nuovi servizi e di procedere a nuove assunzioni. Con una legge del 1974 (la notissima 386) si avvia la riforma sanitaria, nel ’78 arriva la legge 833 istitutiva del Servizio sanitario nazionale, nel 1981 l’ente ospedaliero è sciolto e il governo del nosocomio rientra nei compiti della nuova USL-Unità Sanitaria Locale che ha sostituito l’ULS-Unità Locale Servizi istituita nel ’76.

Iniziano tempi difficili, nonostante innegabili conquiste. Si realizza su via Pozzo S. Evasio un padiglione destinato alla riabilitazione, ma nel frattempo arrivano le direttive regionali per diminuire i posti letto da oltre 700 a 600; inoltre campane a morto per mantenere l’ospedale a Moncalvo, e per Trino riduzione a poliambulatorio. Nonostante le difficoltà, a Casale si cammina. Si potenzia urologia, arriva il Servizio di diabetologia, nuovo reparto per malattie infettive, si attiva per la moderna diagnostica con la TAC-Tomografia Assiale Computerizzata. Interventi di ristrutturazione investono vari reparti, da Medicina a Chirurgia, a Cardiologia, a Psichiatria e Dermatologia, Ostetricia e Ginecologia, Oncologia, Oculistica; si pensa, ma invano, a rendere autonoma la Pneumologia (in prima linea nelle diagnosi del mesotelioma). Quando nel 1995 Casale e Valenza si accorpano, formando l’USL 21, appare persino un avveniristico progetto di nuovo ospedale monoblocco, “robetta” da 100 miliardi e perciò destinato a restare nei sogni.

L’alba che nasce nel nuovo Millennio è grigia e nebbiosa. Un quesito tra tanti: il Santo Spirito e i suoi 1200 dipendenti finiranno con gestione accorpata ad Alessandria o addirittura Vercelli? Alfine, Casale-Valenza vengono accorpate con Alessandria, nasce l’ASL AL. Il Santo Spirito è definito ospedale “cardine”, ma un cardine smagrito, ormai avviato a non più di 200 posti letto, e decimato anche negli uffici. Qui finisce la storia, il resto è cronaca quotidiana.

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