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Lorenzo Di Bella in Filarmonica

Acclamato da una standing ovation - Venerdì 31 il violino Bergonzi lascia la mostra...

 

Qualche pessimista non se l’aspettava, ma alle 21 di venerdì 25 ottobre, il salone dell’Accademia Filarmonica era tutto esaurito e senza che alcuno indossasse un caschetto tra le prime file. Un risultato per nulla scontato, visto come si era interrotta l’esibizione della brava violinista Miriam Abouzahra due settimane fa, quando un pezzo dell’affresco di Francesco Lorenzi era crollato sulle note di Paganini. In pochi giorni l’Accademia, coadiuvata da Pagella Restauri, ha fatto i miracoli per ripristinare e verificare le condizioni di sicurezza, rassicurando tutto il pubblico che il danno non era grave.

Sergio Marchegiani, infaticabile direttore artistico di questa rassegna lo fa apposta a mettersi proprio sotto il punto esatto del crollo per presentare il secondo appuntamento: una serata dal titolo “Sfida ad alta” quota, fatta apposta per esaltare le vette dell’arte pianistica di Lorenzo Di Bella.

Diciamo che se la volta dell’Accademia aveva bisogno di un collaudo sonoro ha superato una prova impegnativa: la medaglia d’oro al premio Horowitz di Kiev, si è presentato con una rassicurante trascrizione della Cantata BWV “Schafe können sicher weiden”, tradotto: le pecore possono pascolare in sicurezza, ma l’aria pastorale è cambiata non appena si è passati a Chopin, sullo Scherzo n 2 in Si bemolle maggiore si capisce che Di Bella ama i contrasti forti, ha fatto risuonare lo Steinway di sciabolate ben mirate, prima di riempire di cascatelle argentine l’Improvviso n 4 di Schubert.

E poi tocca a Liszt. Bella l’idea di fare precedere la monumentale sonata in Si Minore da “le Nuages Gris”, un brano composto nel 1881 dove fin dalle prime tre note Liszt sperimenta soluzioni destinate a condurci nella musica del ‘900. Messo qui ad introdurre, senza soluzione di continuità, un’opera, sì estrema, ma di 30 anni precedente, tutto il contesto listiano appare sotto una nuova chiave di lettura. E’ come se l’incertezza tonale delle nuvole grigie divenisse il vago addensarsi di una tempesta che dall’orizzonte si avvicina sempre più distinta. Siamo presaghi che nei prossimi minuti succederà di tutto: lampi accecanti, scrosci di pioggia, la pace dell’occhio del ciclone e poi da capo, prima di salire all’empireo e tornare alla luce.

Ecco, forse il paragone meteorologico sarà banale, ma è il modo migliore per descrivere l’interpretazione di Di Bella. Il quale, acclamato da una standing ovation, ci riporta di nuovo nel temporale, eseguendo come bis lo studio op 10 n 2 di Chopin

Ora la stagione musicale della Filarmonica si fa più serrata. Già venerdì  (31 ottobre, ore 21) tocca al duo violino pianoforte di Livabella-Angelillo con un terzo protagonista: proprio il violino Carlo Bergonzi di Cremona appartenuto al Conte Cozio di Salabue che per questa occasione lascerà la mostra di Palazzo Madama a Torino, dove è attualmente esposto. E nel programma non c’è Paganini.

Alberto Angelino