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Prelati monferrini (2)

Oberto Catena casalese /ma per De Conti astigiano) - La morte nel 1244


Dire di Oberto Catena, vescovo di Asti dal 1237 al 1244 dopo essere stato canonico di quella Cattedrale, presenta tutte le difficoltà di trovare notizie sicure man mano che si va indietro nei secoli. In questo caso, potrebbe sembrare problematica l’origine: casalese o astigiano? Una “Serie cronologico-storica de’ vescovi della chiesa d’Asti”, compilata da Pietro Boatteri nel 1807 lo descrive come “dell’antichissima famiglia patrizia astigiana”. Così anche altra cronotassi dei prelati del Piemonte, scritta nel 1836 da Luigi Bima, che lo cita come “Oberto III della famiglia Catena d’Asti”, peraltro sbagliando, poiché un Oberto III sarà vescovo dal 1282 al 1293.

Ci soccorre il pare diverso del “nostro” De Conti, che ben motiva: è ritenuto Astense poiché i Catena furono Patrizi di quella città, ma “in verità era nativo di Casale, e pe’ suoi meriti il Comune di Asti per privilegio dichiarò la sua famiglia Patrizia di quella città“. Questo, nonostante che un Catena di Asti sia già citato nel 998, a proposito di un editto con il quale l’imperatore Ottone III mette fine alle “gravissime discordie tra i cittadini di Asti, divisi in due fazioni dei Bianchi e dei Neri” (dal colore dei vestiti), vietando le adunanze dei uni e degli altri, e ordinando “che più non si udissero, e fossero sopiti affatto i nomi dei Bianchi e dei Neri”.

Il vescovo Catena resta comunque ben noto per essersi preoccupato di ampliare la diocesi e di tornare in possesso di molti possedimenti ceduti dai suoi predecessori.

Addirittura si cita la scomunica nel 1240 contro la città di Bene (Vagienna) e contro il vicario imperiale, marchese Manfredi Lancia, rei di non voler riconoscere l’appartenenza alla diocesi astigiana. Altra scomunica, lo stesso anno, anche verso alcune Famiglie nobili, in particolare gli Oberto, che hanno violato i diritti della Chiesa di Asti. Sono i tempi delle lotte tra guelfi, sostenitori del Papa, e ghibellini fedeli all’Impero, e lo stesso Catena paga le conseguenze della propria intransigenza, venendo imprigionato nel 1241 da Federico II, per una cronaca dopo la battaglia dell’isola del Giglio, per altro storico mentre si sta recando a Roma ad un vertice indetto da Papa Gregorio IX, Ugolino di Anagni.

La vita terrena si conclude a fine 1244, poco tempo dopo aver ricevuto - il 6 novembre - la visita di Papa Innocenzo IV, “accolto in città con grandissime feste ed allegrezza”, fuggito da Roma per evitare il possibile arresto da parte di Federico II, ed in viaggio da Genova verso la Francia.

aldo timossi (2 – continua)

Pubblicato in cartaceo martedì 16 aprile-

FOTO. Stemma del vescovo Catena (f. ellea)