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La "valigia" di Patrizia Monzeglio

Presentazione libraria al complesso ebraico
Difficile capire quanto il personale e il romanzesco si mescolino nella narrativa di Patrizia Monzeglio. E’ probabile, però, che pochi luoghi siano in grado di evidenziare questa commistione quanto il complesso Ebraico di Casale Monferrato, che domenica 4 maggio ha ospitato la presentazione del suo ultimo lavoro: “La valigia di zia Elsa”.
La trama ruota, appunto, attorno a una valigia ingombrante (anche in senso morale) che finisce nelle man della protagonista. Contiene immagini, lettere e documenti scambiati tra sua madre e sua zia che la obbligano a dubitare di quanto le è stato tramandato sulla storia di famiglia. Si parla di Resistenza, ma anche di connivenza con il regime fascista. Si parla, sostanzialmente, di scelte. “E’ facile decidere di restare nella democrazia quando vivi già in uno stato democratico - spiega l’autrice, citando il suo precedente romanzo ambientato nella Torino degli Anni di Piombo - ma era molto più complicato farlo in un periodo in cui lottare per questo ideale comportava la possibilità di essere uccisi”.
In qualche modo una spaccatura della memoria che anche la sua famiglia ha dovuto affrontare: divisa tra chi ha fatto il partigiano e chi è stato vicino a Mussolini fino alla fine. “Eppure raccontare è necessario - continua Monzeglio - volevo dare il mio piccolo contributo a mantenere viva questa memoria. Ritengo la mia generazione responsabile della sua trasmissione, un tramite tra i suoi protagonisti, che ha conosciuto direttamente, e chi è arrivato dopo.”
Piercarlo Guglielmero, giornalista alessandrino chiamato a moderare l’incontro sottolinea l’efficacia narrativa dell’opera: “I romanzi di Patrizia sono intriganti perché è capace di mettere insieme tanti topoi della letteratura. Anche questo è un mystery che comincia trovando un segreto, come l’artificio che mette in moto l’Isola del tesoro, e prosegue svelando la verità capitolo dopo capitolo. E’ impossibile staccarsene”.
E poi c’è la memoria della shoah su cui interviene Massimiliano Biglia, il regista monferrino che ha narrato la storia del salvataggio dei bambini della scuola ebraica di Torino da parte di Giuseppina Gusmano e Gioconda Carmi descritta anche da Monzeglio. “Dentro questo romanzo ho voluto inserire alcuni aspetti che riguardano le Comunità Ebraiche di Casale e Moncalvo – continua l’autrice - perché non si può raccontare quel momento storico prescindendo da quello che è successo in quei luoghi. Già l’enormità delle persecuzioni razziste basterebbe a ricordare che non si possono equiparare vincitori e vinti di quella guerra”.
a.angelino