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Santi, beati... Casimiro Barello, Cavagnolo

Citazione per il beato Giacomo Abbondo di Tronzano

Alcoy è una cittadina di 50mila abitanti nel sud-est della Spagna, tra Valencia e Alicante. In periferia c’è una piccola fonte, il 3 marzo 1884 vi arriva per dissetarsi un giovane pellegrino. Vestito con un semplice saio, barba lunga, capelli incolti. Magro, volto sofferente, si aiuta nel cammino con un bastone che forma una croce. Potrebbe iniziare così la breve storia della vita di Casimiro Barello Morello (o Morelli), tra i venerabili della Diocesi casalese, partito dalla natia Cavagnolo per diffondere il Vangelo: “pellegrino dell’Assoluto”, “pellegrino eucaristico”, “pellegrino della Madonna”, lo definiscono svariate pubblicazioni.

Della sua figura s’è occupato più volte anche “Il Monferrato”; un “Viaggio d’autore” di Angelino e Roggero (edizione del 15/06/2021) ne illustra tra l’altro la casa natale e alcune reliquie custodite dal parroco don Désiré Azogou, oggi canonico e vicario episcopale (ma è da citare anche il Viaggio del 7 settembre 2004, con Marco Gerli che ci aprì la chiesa  natia Ostino, ndr)

Vita breve e avventurosa, spesso paragonata a quella del francese san Benedetto Labre, vissuto nel ‘700, definito il "vagabondo di Dio". Nasce il 31 gennaio 1857 nella frazione Case Ostino di Cavagnolo, provincia di Torino ma diocesi di Casale. La famiglia coltiva la terra, gente che alla povertà materiale contrappone una fede ricca e viva. Non ancora adolescente perde la mamma Angela, il lutto è “preziosa occasione per mettersi più intensamente alla ricerca di Dio, abbandonandosi fiduciosamente alla materna protezione della Madre del suo amico Gesù”. Con il passare del tempo la sua fede si raffredda, per riprendere vigore allorché, tra i 14 ed i 16 anni, è colpito da due gravi malattie dalle quali guarisce per intercessione della Madonna, che gli appare “come una gran donna vestita di luce e di chiarezza, invitandolo a dedicarsi interamente a Dio con una vita di penitenza e preghiera”.

Nell’autunno del 1875, con l’assenso di papà Giuseppe, lascia la casa e inizia la vita di pellegrino. Le cronache polari tramandano di un’apparizione a Coniolo, dove organizza una processione e ottiene la fine della siccità La prima vera tappa è a Torino. Si guadagna il pane con umili lavori, quando gli avanza qualche spicciolo lo destina ai poveri. Arriva a Genova, e “innamorato di Gesù, cerca sempre le chiese dove si svolgono le quarant'ore, non è mai sazio di stare alla presenza del Santissimo Sacramento, prega in ginocchio anche 10-12 ore al giorno”. A fine Marzo 1876 è a Roma, sosta a lungo in San Pietro e Santa Maria Maggiore, e qui ottiene anche la benedizione del papa Pio IX. Si porta a Napoli con l'intento di imbarcarsi per la Palestina, ma non trova un passaggio, viene anzi fermato per vagabondaggio, rimpatriato a Cavagnolo.

In paese trascorre poco tempo, già nell’estate del ‘76 si rimette in cammino diretto a Santiago di Compostela. Passa a La Salette e a Lourdes. Si spinge fino in Portogallo, poi torna In Italia per fare il soldato. Un periodo difficile, Casimiro “volge il cuore all’amor delle creature” e si lega sentimentalmente ad una ragazza di nome Rosina. Vive mesi di sbandamento, “i mali compagni gli stanno intorno, per un poco resiste, poi si mette per la via di perdizione” commenterà post mortem il periodico religioso torinese “La buona settimana”! Nel 1879, smessa la divisa, riprende la missione di “testimone del Signore” sulle strade d’Europa: Italia, Francia, Spagna, Portogallo. Vive di elemosine, dorme per terra. E’ incarcerato a Madrid su iniziativa del Console italiano, maltrattato da chi lo ritiene un vagabondo fuori di testa. A Parigi è affidato agli psichiatri, che lo definiscono “maniaco religioso”, lui risponde “Molte grazie signori, questa mia follia è riposta in Dio, a Gesù han fatto ben di peggio”

A Lanciano, nei pressi di Pescara, entra a far parte del Terz’Ordine Francescano e veste il saio. Si ritira per alcuni mesi nel deserto di Antequera (Malaga) e “proprio lì Gesù gli si manifestò, liberandolo dagli attacchi del maligno e riempendolo di una grazia traboccante”. Il suo pellegrinare, scrivono gli agiografi, “porta la gente al ravvedimento e alla necessità di ricercare Dio, le zone da lui attraversate conoscono un intenso risveglio della fede”.

Tornato a Cavagnolo, riparte nel gennaio 1884 per la Spagna. Ultima tappa, ad Alcoy. E’ ospite di una tal signor Valero, per la cui moglie ottiene il miracolo della guarigione, consentendole di portare a termine la gravidanza e dare alla luce un bimbo chiamato Angelo Casimiro. Stroncato dalla febbre tifoidea, muore il 9 marzo. Folla strabocchevole per le esequie, nella chiesetta di San Giorgio. Il cronista dell’epoca annota: “il corpo offre un aspetto meraviglioso, il capo ha una bellezza scultorea, le braccia incrociate sul petto ove posa un crocifisso”. Dapprima inumato nel locale cimitero, nel 1894 è traslato in San Giorgio. Il processo di beatificazione, iniziato nel 1947, porta solo nel Luglio 2000 al riconoscimento delle virtù eroiche e del titolo di venerabile. Ad Alcoy come a Cavagnolo, sempre forte la richiesta e la speranza che si arrivi alla beatificazione.

Non distante dai confini diocesani, la frazione Salomino di Tronzano può vantare di aver dato i natali al beato Giacomo Abbondo. Nasce il 27 agosto 1720 e nel ’44 è ordinato presbitero a Vercelli. Continuando gli studi si laurea in Lettere, insegna nelle Regie Scuole vercellesi. E’ parroco di Tronzano dal marzo ’57. Si legge in biografia che “compose speciali preghiere per il popolo, un rito per la Benedizione degli agonizzanti, un regolamento liturgico per i Cappellani della Parrocchia, promosse la frequenza ai Sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia”. Sempre vicino ai più bisognosi, ai malati, agli anziani. Muore il 9 febbraio 1788. Diffusa la fama di santità, tanto che il 9 maggio 2014 arriva il decreto sull’eroicità delle virtù. La beatificazione nel Giugno di due anni dopo, avendo attribuito alla sua intercessione la guarigione miracolosa, nel 1907, di una giovane “ferita da punta di bidente trapassante il bacino destro con ingresso del perineo, avvenuta in era preantibiotica”. Memoria liturgica il 9 febbraio.

aldo timossi (4 – continua)

Ultimo pubblicato (nel cartaceo di martedì 19): beato Luigi Novarese, Bonaventura Carretti, padre Natta. In preparazione: beato Oglerio e le beate trinesi.

FOTO. Le reliquie di Casimiro Barello conservate nella parrocchiale di Cavagnolo (f. Angelino)