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“Giorno Notte- oltre la luce”

Gianni Colonna a Verona

 

 

Spicchi di paesaggio monferrino sono comparsi a Verona grazie alla prestigiosa mostra di Gianni Colonna inaugurata il 25 novembre a Palazzo Camozzini.

Torinese, allievo di Felice Casorati, casa-studio a Coppi di Cela Monte, rappresenta una singolarità nel panorama dell’arte contemporanea per l’incrollabile fedeltà al genere figurativo non lasciandosi sedurre da movimenti aniconici che esiliano, a suo parere, la Bellezza impoverendo la formazione dell’uomo.

Il nuovo Colonna lo trova non nell’annullamento della figurazione bensì nel sovrapporre i propri dipinti a capolavori antichi quali sedimentata memoria da preservare a cui togliere alcuni particolari aggiungendone altri suoi.

Tutti intitolati indifferentemente “Giorno Notte” i temi alludono all’eterno riconciliarsi degli opposti che si alternano perennemente nei cicli e ricicli della vita.

Fa da sfondo ad ogni soggetto la collina del Monferrato con vigneti, campi coltivati, solitarie case rurali abbandonate in un silenzio metafisico e atemporale dalle cui porte però esce una luce abbagliante a simbolo della speranza di un ritorno di vita e di un ritrovato amore per il lavoro contadino.

Su amate risonanze del passato, trattate liberamente, il paesaggio del Monferrato si staglia con i particolari colori che noi che qui viviamo ben conosciamo: tutte le tonalità del verde primaverile le accensioni delle foglie autunnali, il variare cromatico della terra, la soffusa atmosfera del momento in cui cala il sole e arriva la luna.

Poiché per Colonna fare arte, oltre al raggiungimento di un risultato estetico, è recuperare valori esistenziali ed etici molte sono le tematiche religiose che lo confermano come uno dei pochissimi artisti contemporanei che le trattano.

In mostra sono stati ammirati “La Pietà” ambientata in un silente notturno azzurro e “La fuga in Egitto” in cui è lo scenario monferrino a segnare il percorso.

In particolare ha incuriosito il “Cristo Patiens” steso non con le solite pennellate lisce e setose che caratterizzano tutti i suoi dipinti bensì con la tecnica dei filamenti e dei puntini per rendere omaggio ad Angelo Morbelli massimo esponente del Divisionismo.

Anche in questo caso il Crocifisso, ambientato in un angolo di giardino della Colma di Rosignano, dimora estiva del grande artista, di cui si è ricordato recentemente il centenario dalla morte, suscita sentimenti non di tragedia ma di speranza in quanto non ha chiodi ai piedi e alle mani né ferita al costato alludendo non alla morte ma alla Resurrezione.

Ed è sempre il sostegno della fede che lo anima a consegnare ad  ogni sua opera il senso di fiducia e mai di rassegnazione.

 

Giuliana Romano Bussola