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“Musica nel complesso ebraico”

Il formato da Alberto Bologni e Giuseppe Bruno.

“Un concerto di quelli importanti”, esordisce così Giulio Castagnoli nel presentare in Sinagoga questo terzo appuntamento della rassegna “Musica nel complesso ebraico” di cui è direttore artistico.

Ma sono almeno due le ragioni per cui l’esibizione di domenica 15 giugno, si è rivelata significativa: la prima è che ad esibirsi sono due straordinari interpreti, il duo formato da Alberto Bologni e Giuseppe Bruno. Curricula impressionanti, sia singolarmente, sia in un sodalizio musicale che dura da 40 anni, che tradiscono personalità curiose e versatili, perfette per un programma che alterna due giganti del ‘900 come Ravel e Luigi Dallapiccola. La seconda ragione è proprio nella metà del programma dedicata al compositore italiano, ancora troppo poco presente nelle nostre sale da concerto a 50 anni dalla scomparsa. Eppure, come afferma lo stesso Castagnoli, Dallapiccola è un po’ il padre della musica strumentale italiana, quella che dopo Puccini cerca una via originale mixando echi antichi e soluzioni delle avanguardie.

Un luogo come la Sinagoga di Casale è perfetto per celebrarlo, il motivo lo spiega lo stesso Bologni, ricordando di avere studiato con Sandro Materassi, amico fraterno di Dallapiccola e suo partner in duo fin dall’inizio degli anni Trenta, ma anche figura determinante nel salvare la moglie del compositore Laura Cohen, la suocera e diversi ebrei dalle persecuzioni nazifasciste. Oggi Bologni è tra i Giusti fra le Nazioni.

Le due Tartiniane, come la “Tartiniana Seconda” che ha aperto questo concerto, sono dedicate proprio a lui ed è bello immaginare questi due illustri amici divertirsi tra temi così giocosi ispirati dalla musica barocca. Uno spirito un po’ diverso da quello che troviamo nei “Due studi per violino e pianoforte” composti da Dallapiccola subito dopo la guerra (lui è Materassi li eseguirono per la prima volta a Basilea nel 1947) dove l’abbraccio alla dodecafonia e i toni sommessi sembrano quasi incarnare il dolore del periodo appena vissuto.

Di fronte a queste dense note biografiche diventa quasi superfluo parlare di Ravel, anche se il concerto si conclude con la celeberrima Sonata in sol, un pezzo che mette in luce il lirismo del violino di Bologni e il raffinato tocco di Bruno, ma il concerto propone anche la Sonata Postuma, opera giovanile, ancora pervasa dell’800 romantico francese eppure per molti versi ispirata. Applausi dal numeroso pubblico e, anche nel bis, novecento che strizza l’occhio al barocco con la Suite Italienne di Stravinsky.

a.a.