Notizia »
Prelati monferrini di Aldo Timossi (55)
Luigi Dusio, missionario vincenziano, da Casorzo a vescovo in Madagascar
Grande predicatore vincenziano (i Preti della Missione), missionario all’estero, infine vescovo a 47 anni per il breve tempo di tre anni. E’ il cammino terreno di Luigi Dusio, nato a Casorzo il 2 maggio 1920. Terminate le scuole primarie, parte per Torino, lo attendono gli studi nel Seminario di S. Vincenzo, sulla collina di Valsalice.
Ordinato sacerdote il 21 dicembre 1946, inizia l’apostolato e la predicazione delle missioni al popolo, “per circa quattordici anni ho girato in largo e in lungo l’Italia” dirà lui stesso! Lo troviamo tra l’altro a Como, Milano, Verbania, Chieri, Mondovì.
Nella Casa vincenziana alla Vignola di quest’ultima città - oggi in comodato all’associazione ANFFAS per l’aiuto alle famiglie con bambini e giovani portatori di handicap - trascorre dal 1957 gli ultimi anni di missione in terra piemontese. Nel 1960 è padre superiore a Savona, ma la congregazione ha in serbo per lui un avvenire all’estero.
Da quando, con la rivoluzione comunista del 1951, i Vincenziani sono stati espulsi dalla Cina, si sta pensando ad una nuova missione. La scelta non è facile, si tratta di andare in terre poco conosciute, magari ostili. Finalmente nel 1962 viene individuata la destinazione. Si tratta del Madagascar, la grande isola nell'oceano indiano, al largo della costa orientale dell'Africa di fronte al Mozambico. Dopo l’indipendenza dalla Francia nel 1960, se ne sono andati i missionari francesi, quindi c’è da portare il Vangelo in un terreno già in parte dissodato. Ai primi di settembre 1962, nella chiesa della Visitazione di Torino si svolge una breve cerimonia: la consegna del crocifisso a quattro sacerdoti, i padri Luigi Dusio (con lui c’è la mamma), Floriano Strapazzon, Giuseppe Razzu, Giovanni Stanta. Partenza per il Madagascar il 6 settembre, sulla nave francese “Jean Laborde II”.
Racconterà in una intervista del 1968: “Dopo ventidue giorni di viaggio e di caldo infernale (con tutto quel che segue...) giunsi con gli altri missionari di S. Vincenzo della nostra provincia religiosa di Torino, a Tamatave: era l’alba del 26 settembre 1962, il nostro campo di lavoro è nel centro sud della rossa isola di Madagascar, e precisamente a Jhosy, importante nodo stradale di tutta l’isola”. I primi tempi sono difficili, le strutture ereditate dai francesi sono malandate, poco capienti. il quartetto si divide: Dusio e Strappazzon fanno apostolato a Jhosy, Razzu e Stanta più a sud, nella zona di Betroka.
Territorio dal clima pesante, sei mesi di sole ardente e sei mesi di piogge e umido caldo. La popolazione appartiene all’etnia Bara, una delle diciannove dell’isola. Gente povera, vive in piccoli villaggi con capanne fatte di fango e tetto di paglia, spesso si sposta in un continuo nomadismo, alla ricerca di pascoli per i pochi animali (anzitutto zebù) e per coltivare il riso, alimento base. L’unica religione è quella animista, fatta di spiriti benigni e maligni, invocazioni, nenie e cantilene propiziatorie. Dusio è compagni si rendono però conto che sono ospitali e accoglienti, non ostili alla fede. Curiosamente, su molte delle loro espressioni religiose, pur se pagane, “si può innestare facilmente l’idea cristiana del sacrificio, del perdono, seguendo le loro usanze tradizionali e radicatissime”.
Nei primi anni di permanenza vengono rifatti una trentina di luoghi di preghiera, almeno una decina che si possono definire come chiese. La popolazione non ha denaro da offrire, dunque volentieri lavora con i missionari per sistemare il tempio, cristiani e pagani gomito a gomito. Nascono le prime scuole di campagna. Intanto arrivano dal Piemonte i rinforzi, padri missionari e suore (Figlie della Carità e Nazarene). Qualche primitivo ambulatorio cura i corpi, tante le malattie, lebbra compresa.
Il 13 aprile 1967 con la Costituzione apostolica “Mirifice sane” papa Paolo VI “novam dioecesim constituimus, quae Ihosiensis cognominabitur”, costituisce la nuova diocesi di Ihosy. Un territorio grande come la Svizzera, cinque parrocchie per poco meno di 150mila abitanti, 13mila dei quali battezzati. Quello stesso giorno, a Dusio arriva notizia della nomina a vescovo della nuova sede episcopale. La consacrazione il 22 ottobre nella cattedrale di Antananarivo (in francese: Tananarive) , presieduta dall’arcivescovo Jerome Louis Rakotomalala, co-consacranti Camille-Antoine Chilouet, vescovo di Farafangana, e Alphonse-Marie-Victor Fresnel, titolare di Fort-Dauyphin. Con la nuova diocesi e l’arrivo di altri missionari, la casa di Ihosy esistente si rivela insufficiente, quindi nasce una nuova costruzione, come curia episcopale e alloggio per tutti i padri che lavorano sul territorio quando tornano per le riunioni pastorali.
Monsignor Dusio presta particolare attenzione ai catechisti, potenziando il nuovo centro di formazione ad Ampandratokana, non distante da Ihosy, dove la Congregazione ha una vasta proprietà rurale; i catechisti, man mano che sono formati, venivano inseriti nelle comunità di villaggio. Sollecito verso la formazione dei giovani, ha in animo di fondare un collegio, ma non ne avrà il tempo! Si moltiplicano invece le opere assistenziali, con ambulatori gestiti dalle suore e l’avvio di un lebbrosario grazie al contributo di industriali piemontesi e lombardi; iniziative fondamentali in anni nei quali per trovare un medico bisognerebbe affrontare un percorso di 500/600 chilometri.
Le occasioni di ritorno in Italia e al paese natale sono utilizzate per raccogliere fondi destinati alle opere della diocesi. Nel marzo 1968 è a Casorzo, poi a Casale, per celebrare un solenne pontificale in duomo e amministrare la Cresima nella chiesa della Missione: in città opera anche l’anziano confratello Giuseppe Beretta, nativo di Tonco, già formatore nel seminario diocesano e cappellano delle carceri, caro a generazioni di studenti per aver gestito un piccolo pre-doposcuola e a tutti i casalesi per la distribuzione della “medaglietta miracolosa” o “medaglia dell'Immacolata”.
Torna al paese natale l’anno successivo per trovare la mamma, e la trasferta è sfruttata per un tour in diverse parrocchie del Piemonte; prima di ripartire è ricevuto in udienza privata da papa Paolo VI, che approva ed incoraggia i suo programmi.
Colpito da un male improvviso, Domineddio lo chiama a sé il 2 novembre 1970. E’ sepolto a Jhoshi. La sua opera da comunque buoni frutti. Si inizia a pensare che la missione avrebbe dovuto essere consegnata al clero locale e la congregazione cura particolarmente il seminario per avere clero malgascio. Si fa strada anche il progetto di costituire la provincia vincenziana del Madagascar, e la diocesi sarà completamente indipendente con il proprio clero. Sempre vivo il ricordo di quel primo vescovo arrivato dai colli monferrini: nel dicembre 2022 il centro oftalmologico di Ihosy è diventato ufficialmente “‘Clinica Monsignor Luigi Dusio”.
FOTO. L'equipe della clinica oftalmica fondata da mons. Dusio






