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La giustizia a Casale (4)

di Aldo Timossi -

Le speranze si riaccendono nel 1831 con l’arrivo al trono sabaudo di Carlo Alberto. Ha in mente, con riforme economico-sociali, anche provvedimenti in campo giudiziario. Nomina una commissione incaricata di redigere i nuovi codici civile, penale, di commercio e di procedura penale. “Parve allora alla Civica Amministrazione di Casale, che fosse venuta la tanto bramata occasione di vedere ristabilita in essa città l'antica Senatoria Magistratura”.

Cogliendo la foga riformatrice del Savoia, da Casale partono diverse istanze per riavere il Senato. Per risposta arrivano “benigne e consolanti parole”, confermate ai Decurioni locali il 5 Settembre 1836 durante la visita del sovrano a Casale. Sostegno all’iniziativa dai monferrini al servizio diretto della corte di Torino; tra i consiglieri più ascoltati c’è Luigi Montiglio dei conti di Ottiglio e Villanova, Primo presidente del Senato piemontese.

Il risultato lo leggiamo nelle pagine “Del Senato di Casale” di Alberto Nota, all’epoca Intendente reale in città: “Non tornarono vane le rassegnate esposizioni e preghiere; giacché il sapientissimo Re, considerando come da molti anni si fossero straordinariamente moltiplicate in Piemonte le liti e le processure (il Senato torinese ha un arretrato e un sovraccarico assai notevoli; N.d.A.) e come dal ripartirne la cognizione più agevole e spedita si renderebbe l'amministrazione della giustizia, volle col Reale Editto del 19 settembre 1837 creare un nuovo Senato, ed assegnargli per sede la città di Casale, siccome quella che, non solo per essere già stata nobilitata di una simile Magistratura, ma inoltre, per la sua posizione concentrica, era la più accomodata alle provincie delle Divisioni di Alessandria e di Novara, che dovevano costituirne la giurisdizione”. Dunque al Senato di Casale risultano sottoposti i tribunali di Alessandria, Acqui, Casale, Domodossola, Pallanza, Tortona, Varallo, Vigevano e Voghera, già dipendenti da quello di Torino.

Con tale decisione, il Savoia premia in qualche modo anche la storia nobile della città e del Monferrato, già testimoniata dalla sua decisione, nel ’35, di far traslare, dalla chiesa di San Francesco a quella di San Domenico, i resti dei Paleologi: la loro memoria da lustro allo Stato sabaudo! A implementare la rinnovata importanza di Casale si aggiunge l’istituzione, nel Marzo 1838, di un Magistrato di Sanità, esso pure competente per i distretti di Alessandria e Novara, le cui Giunte di sanità pubblica sono soppresse.

Per mera curiosità, aggiungiamo che nel provvedimento reale si fissano gli stipendi annuali degli addetti, dal Primo presidente con ben 16mila lire, ad un segretario con mille. Immaginando che la lira sabauda abbia mantenuto il medesimo valore trasformandosi in lira italiana del 1861, oggi quoterebbe circa 4,80 euro, quindi tra i due citati stipendi ci sarebbe una forbice enorme, da 77mila a 4.800 euro!

Quando il guardasigilli Giuseppe Barbaroux comunica a Casale la decisione, la festa è grande. Si organizza per il 4 Novembre, giorno di san Carlo, un grande evento: solenne funzione religiosa in Duomo presieduta del vescovo Francesco Icheri di Malabaila (braidese, amico del futuro santo Giuseppe Cottolengo), luminarie pubbliche e private in città nonché “sui circostanti poggi e sulle colline”, sparo delle artiglierie del castello, tiri di fanteria. Ora bisogna preparare una sede dignitosa per la nuova Magistratura. Si guarda subito al palazzo Langosco - nell’odierna via Corte d’Appello e oggi sede della Biblioteca civica - il Re personalmente approva, il Comune acquista l’immobile al prezzo di centomila lire e iniziano i lavori per il grande salone (l’Aula maggiore), le sale di udienza, le stanze degli uffici e delle segreterie, la Cappella. Non si risparmiano né spese né fatica, scrive il cronista, e lunedì 2 Aprile 1838 il Primo presidente, Benedetto Andreis conte di Cimella, dichiara aperti al pubblico gli uffici e le segreterie; la solenne inaugurazione si farà il giorno 17, dopo le festività pasquali.

Tanto onore va tramandato nei secoli con una grande statua equestre a Carlo Alberto. Lunga riflessione, coinvolgendo storici, artisti e letterati, anche sul come abbigliare il sovrano: costume da romano imperatore, o abito da Gran Maestro della SS. Annunziata peraltro scomodo da usare a cavallo? Prevale il pallio eroico. L’architetto Pelagio Palagi e l’artista milanese Abbondio Sangiorgio ricevono l’incarico di perfezionare il progetto, da consegnare al fonditore bolognese Luigi Manfredini. Consegna entro… “anni tre e mesi tre”, forsanche per dar tempo di mettere insieme, con una colletta popolare, i denari necessari ! Dal 20 Maggio 1843 l’opera in bronzo con basamento troneggia nell’attuale Piazza Mazzini, all’epoca opportunamente abbellita con la demolizione di qualche vecchia muratura e la costruzione del palazzo con facciata a colonne progettato dall’ingegnere vercellese Pietro Bosso.

Varcata la metà del secolo, il Senato cambia solo etichetta e diventa Corte d’Appello, ma intanto nel 1859 arriva per Casale un brutto colpo. Con la nuova legge comunale e provinciale viene ridisegnata la geografia amministrativa del Regno, Casale perde il titolo di provincia assegnatole nel 1818. Diventa semplice circondario di Alessandria (che perde quello di Voghera, sostituito da Novi), diviso in sedici mandamenti, ciascuno dei quali raggruppa alcuni Comuni con qualche migliaio di abitanti . Nel 1926 perderà anche tale qualifica! Con qualche malizia si potrebbe pensare che nel declassamento ci sia lo zampino del ministro dell’interno Urbano Rattazzi, alessandrino, ma in realtà il metro di giudizio è applicato a tutto il territorio regnicolo!

aldo timossi (4-continua)

FOTO. Monumento a Carlo Alberto (dis. Eleuterio Pagliano)