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I collezionisti - Di Elio Gioanola
Ho sempre provato un sentimento di tristezza per i collezionisti, qualunque sia stata la natura delle collezioni da loro intraprese.
Poi dando un’occhiata ai troppi libri che ingombrano casa mia, sia quella in cui vivo da più di mezzo secolo in città, sia quella che ho al paese (San Salvatore), mi chiedo cosa me ne faccio di quella montagna di carta stampata venuta crescendo insieme al tempo che è passato.
Pur avendo vissuto sempre in mezzo a questa merce molto particolare, e per di più avendo non poco collaborato personalmente al suo incremento, confesso di non averlo mai amata in se stessa, nella sua consistenza cartacea voglio dire, perché in realtà ho sempre amato e amo ancora sopra ogni cosa leggere, come già da bambino quando, all’insegnante che mi chiedeva quale volume della bibliotechina volessi in prestito, risposi “il più spesso” (cioè il più voluminoso). Intendo dire insomma che ho sempre amato leggere, ma non altrettanto tenere in ostaggio gli strumenti di tale attività.
Ho conosciuto un collega che, al contrario, amava possedere libri molto più che leggerli, anche se forse conservava la speranza, ma ne dubito fortemente, di poterlo fare in un fantomatico futuro. In realtà, prima di quel tempo molto ipotetico, morì, sognando di scalare la montagna cartacea accumulata in ogni angolo della sua casa. In fondo è triste il destino di ogni collezionista, che coincide con quello dell’avaro classico, talmente affannato ad accumulare ricchezze di cui non potrà mai godere e, soprattutto, da dimenticare il destino finale che attende ogni vivente.
So fin troppo bene che tutti raccolgono e collezionano qualcosa, a cominciare dalle foto di famiglia, che ornano ogni scaffale o ripiano di casa, molto più facilmente, ahimè, dei volumi a stampa, a meno che questi non si raccomandino per l’eleganza delle copertine: in questo caso hanno l’onore di occupare il posto più in vista degli appartamenti, ma anche a restarvi per sempre, intonsi e fatti oggetto delle diligenti spazzolature antipolvere dei proprietari.
Personalmente provo un vero fastidio nell’accumulare libri che so non avrò mai tempo di consultare, per cui da parecchi anni ho preso l’abitudine di mettere a disposizione degli interessati la mia non piccola raccolta, compresi quelli preziosi per la loro rarità o storica rilevanza: per questo ho a disposizione un paio di miei ex allievi di particolare intelligenza e cultura, che so molto golosi di carta stampata, ai quali sono lieto di regalare i miei fondi pur sempre ancora troppo affollati, e godo della loro della loro contentezza nello scoprire, e appropriarsi, di perle che per me hanno perduto significato e valore, ammesso che ne abbiano mai avuto. Nei primi tempi del mio insegnamento ho pur sentito, a imitazione di quasi tutti i miei colleghi, la tentazione del collezionismo, che ho perduto per sempre quando ebbi la possibilità di vedere, e avere a disposizione, un mucchio di libri abbandonati dagli eredi del grande Montale in fondo a una specie di magazzino: se li aveva in qualche maniera trascurati lui, potevo ben farlo anch’io.
ELIO GIOANOLA






