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Consigliere comunale - di Aldo Timossi

Raffineria, centrale nucleare, diserbanti, autodromo...

“Po 1” e “Po2” sono sigle che ai più giovani dicono poco, nulla! A metà degli anni Settanta dello scorso secolo, indicavano due “siti” idonei a ospitare una grande centrale nucleare con produzione di 1900 Megawatt di potenza elettrica. Il primo (Po1), a Leri di Trino; l’altro, nella Bassa valle Scrivia, presso Sale. Riavvolgendo il film della memoria personale, mi rendo conto che quelle due sigle, unite ad altre grosse questioni di tutela dell’ambiente, hanno contrassegnato i tre quinquenni del mio impegno quale consigliere comunale a Morano sul Po. 

Eletto il 7 giugno 1970 – c’è ancora la prova di “alfabetismo”, devi dichiarare di saper leggere e scrivere, sennò decadi dalla carica - da quel momento sono stati sempre anni di “minoranza”, contrapposto con altri due colleghi (nel ’70, Carlo Amelotti e Mario Olivero, il secondo attuale Economo della Diocesi casalese) a maggioranze di sinistra. Da subito, dodici contro tre, pur se le liste hanno avuto differenze meno sproporzionate, rispettivamente 693 voti a PCI-PSIUP e 515 a DC-Indipendenti: ti danno talvolta ragione, ma quando si alzano le mani per il voto, hai comunque torto! Per fortuna, in quindici anni avendo a che fare con sindaci schietti e onesti, come Mario Vaghetto e Giovanni Feltre, che ricordo con stima e apprezzamento, e ai quali unisco Gian Carlo Tiozzo in carica dal 1985.

Al tempo, sul piatto dei problemi la piana Casalese trova già un trittico di “pietanze”. Della prima scriveva “Il Monferrato” del 26 ottobre ’68, e l’Archivio storico ci presenta quell’articolo con il titolo benevolo “Perché non viene a Casale la super-raffineria Garrone?”. Altro intervento il 13 dicembre 1969: “Ancora d’attualità la raffineria del nord – torna la candidatura Casale per l’insediamento Garrone”. Il giornale la definisce “proposta che non va trascurata”, ma la settimana dopo riceve e pubblica un’allarmata lettera del dottor Secondo Guaschino, primario ematologo all’ospedale Santo Spirito: “Una raffineria nella piana casalese aggraverà l’inquinamento dell’aria”. 

In verità, la questione non è campata in aria, Casale è al centro del cosiddetto triangolo industriale, e in zona, verso Morano Po ma territorio di Coniolo, opera dal 1962 il deposito/raffineria SICOM, serbatoi per 25 milioni di chili di greggio, una sessantina di dipendenti, nato nel 1953 come solo deposito carburanti al Valentino, proprietà di Secondo Mametro. Nativo di Casalino di Mombello, Mametro è imprenditore di grande volontà, partito dalla gavetta (anche quella vera e propria, da militare, combattente con la prestigiosa Divisione Julia, in Albania, durante la seconda grande guerra). Prima della scomparsa, nell’ottobre 1999, il suo nome sarà destinato a tornare spesso nelle cronache, non solo monferrine, dell’attività petroliera. 

La seconda “pietanza”, servita agli amministratori dei centri interessati alla risicoltura, compresi quelli che ne soffrono a destra del Po, da Coniolo a Gabiano, è a base di atrazina, molinate, bentazone! Riconducibili alla categoria dei diserbanti, i tre prodotti chimici stanno facendo danni alle colture diverse dal riso. Ingialliscono anzitutto le viti, ma ci sono guai per lo stesso riso.

Alla cascina Martinetta di Balzola, il bravo corrispondente Piero Sancio - ci sono mancate troppo presto la sua amicizia schietta, la giovialità, una certa benevola ironia – intervista il coltivatore Mario Pedrola, che dichiara di aver usato in risaia un prodotto tanto pubblicizzato su giornali e manifesti murali: “Sono proprio contento di averlo fatto – dice con un sorriso amaro – perché mi sono visto ingiallire anche le piantine di riso”! Sancio si sposta alla cascina Gibellina di Villanova. Qui trova Giuseppe e Alfonso Deambrogio: “Abbiamo usato il diffuso Basagran, ha dato buoni risultati, anche se ci ha fatto seccare ortaggi e piante da frutta”! Ci sono le prime denunce dei NAS-Carabinieri a Morano e Trino. Si chiede di proibire l’uso degli elicotteri per evitare eccessiva volatilità dei prodotti. 

Ed ecco la terza “preparazione”: nuovo autodromo. Nel settembre 1971, la piccola pista in terra al “Motor Racing” di Coniolo ospita l’ultima gara dell’anno, riservata alle cilindrate 500, 850, 1000. E’ il “Trofeo Mametro”, per l’occasione la figlia dell’imprenditore casalese, Maurizia, è designata come “Bella del Motor”. Premiati Novarese, Beluardo, Negro, ma la notizia è che esiste un progetto di pista in buon asfalto per la prossima stagione. 

Per Morano – dove nel frattempo sono eletto nel Consorzio ostetrico e veterinario, con il sindaco Vaghetto e il consigliere Santino Linarello – il tema ambientale si ripropone anche per il cementificio UNICEM, che continua a riversare sul paese quintali e quintali di polveri fini. Talvolta, di mattina, si esce nei cortili di casa trovandoli coperti da un soffice strato di grigio cemento!

Non fa velo, negli incontri con i vertici aziendali, il fatto che alcuni amministratori locali siano dipendenti dello “stabiliment”, come in paese viene chiamata la cementeria. Vanno comunque giù secchi, chiedendo la rapida installazione e attivazione dei più moderni sistemi per l’abbattimento delle polveri, anche nei punti più problematici. Tra questi il forno “Lepol”, per il quale l’elettrofiltro (costo 600 milioni) sarà installato entro la Pasqua ’75. Le notizie sono rassicuranti anche per il personale, poiché si comprende che, se ammoderna, UNICEM non ha progetti di chiusura dell’unità produttiva.

Più problematiche, negli stessi mesi, le notizie che arrivano dalla “Maura”. La proprietà intende ampliare l’impianto, si parla di arrivare a un milione di tonnellate di petrolio lavorate ogni anno. Una raffineria vera e propria, di medio-piccola grandezza. Qualche lavoro è già in corso. Mametro, forte di autorizzazioni ministeriali, chiede ai Comuni (Casale, Balzola, Morano Po, Coniolo) licenza edilizia per l’allacciamento alla “pipeline” della SNAM che da Genova collega Volpiano. Dopo alterne vicende (meritano un articolo tutto loro), il nulla-osta è negato.

Per un’iniziativa che si ferma, un’altra prende l’avvio e coinvolge gli amministratori di Morano, stavolta con quelli di Pontestura. A fronte della necessità di asfaltare la vecchia pista di gara del “Motor Racing”, un gruppo di appassionati coglie al volo la disponibilità dell’impresario moranese Giovanni Verardi, per realizzare un impianto ex novo nella sua proprietà al Castellaro, confine con Trino e Pontestura.

Nasce la società “Autodromo Casale”. Al Castellaro si traccia la pista in terra battuta, cui seguono il tappeto in ghiaia e il conglomerato bituminoso. Non sono richiesti permessi edilizi ai Comuni, e ciò avrà un peso determinante nella vicenda futura (ci sarà magari modo di trattarne più ampiamente) con la chiusura dell’impianto.

Intanto, mentre nell’autunno 1972 è il campione Giacomo Agostini a girare nel nuovo tracciato (un disegno a T in corsivo), e nel marzo successivo si svolgono le prime gare durante l’apertura ufficiale, a Pontestura, Coniolo e Morano Po, con gli entusiasmi, nascono anche i primi malumori. Nei giorni di gara, se i Pontesturesi lamentano il rumore (dopo una certa curva, gli scarichi delle auto in ripresa buttano direttamente sull’abitato, viaggiando sulla superficie senza ostacoli del Po), i Moranesi vedono arrivare in paese aria di modernità ed esaurite le scorte di pane e grissini. Al tempo stesso registrano interminabili divieti di sosta nelle vie periferiche e auto comunque parcheggiate in ogni angolo, la zona pedonale in centro, l’attività di vigili improvvisati che dirottano il traffico cercando di fermare addirittura la volante del 113, persino le dimissioni dell’assessore alla polizia urbana, Ermes Moncalieri.

Sulla pista cala, nell’ottobre ’73, l’ordinanza di demolizione, emanata dal sindaco di Pontestura, Franco Guarnero. La storia, che si trascinerà negli anni successivi, con ripetuti interventi a livello giudiziale, mi deve interessare. Intervengo nella duplice veste di consigliere comunale moranese - rieletto nel 1975, con sindaco Giovanni Feltre, sempre in minoranza con i colleghi Anello Casalino e Paolo Migliavacca, quest’ultimo futuro sindaco per due mandati e ricordato come il “sindaco bialluvionato” nel 1994 e 2000 – e consigliere del Comprensorio. Giudico che la vicenda stia purtroppo arrivando nel classico “cul de sac”. Pur avendo parentela con i Verardi, non posso esimermi da qualche giusta critica, per difendere il pubblico interesse.

Al di là del mio modesto intervento, ha valore il giudizio dei tribunali, TAR compreso, Pontestura emana altre ordinanze di demolizione e, nell’autunno ’77, il sindaco Guarnero manda una ruspa ad arare parte del circuito, che da quel momento rimane inattivo. Si riparla di nuovo autodromo nel maggio 1980, ipotizzando di realizzarlo in terreni risicoli tra le cascine Scarella e Nuova di Pobietto. Nulla si farà.

Il terzo mandato da consigliere, nel 1980, ancora in minoranza, con Paolo Migliavacca e Giuseppe Frison. La “Maura” non pare dover più rappresentare un problema, sarà oggetto di ripetuti passaggi di proprietà, fino a diventare sito di stoccaggio dei rifiuti tossico-nocivi sgomberati dalle cisterne colabrodo della “Ecosystem” di Castagnone di Pontestura. Il primitivo proprietario finirà nel calderone giudiziario del cosiddetto “scandalo petroli”.

Resta aperta la vicenda nucleare, che seguo anche dal Comprensorio. Dopo ampie consultazioni indette dalla Regione Piemonte, la scelta del sito cade su Trino-Leri, ed è in cantiere la progettazione a cura di Enel e Ansaldo. Il referendum del 1987 bloccherà la realizzazione, e su quel sito nascerà l'impianto a ciclo combinato di gas naturale e vapore da 700 MW della centrale Galileo Ferraris, ultimata nel 1997 e attiva solo per un paio d’anni. Uno spreco immenso, una montagna di denari che si somma a quella necessaria per lo smantellamento della prima centrale “Enrico Fermi“!

aldo timossi

FOTO. 4 novembre 1972 Agostini a Morano