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Il Cd di Sergio Marchegiani e Marco Schiavo

La rivelazione Kozeluch
A furia di vederlo trafficare dietro le quinte, sistemando microfoni, musicisti e pianoforti ci eravamo quasi dimenticati di quanto Sergio Marchegiani fosse un bravo pianista. L'infaticabile organizzatore di PianoEchos, alessandrino ma ormai Monferrino ad honorem, ce lo rammenta con decisione attraverso un CD che lo vede protagonista alla tastiera insieme a Marco Schiavo. Un'incisione che definire prestigiosa è poco. I due suonano di fronte alla Royal Philarmonc Orchestra diretta da Gudni A. Emilsson e la casa editrice è nientemeno che la Decca. Insomma la prossima volta che vedete Marchegiani mentre sposta un pianoforte sappiate che non è il tecnico di sala.
La cornice è prestigiosa ma anche il quadro merita: il CD contiene tre brani coerenti tra di loro per storia e prassi esecutiva: Mozart il Concerto K 242 nella versione originale per due pianoforti e il Concerto K 365, anch'esso per due pianoforti, e infine il concerto per pianoforte a quattro mani di Leopold Kozeluch. Se i primi due sono un delizioso assaggio del prodigio pianistico del compositore di Salisburgo, l'ultimo è una vera chicca che ci dà un'idea precisa della spumeggiante atmosfera musicale della Vienna a cavallo tra sette e ottocento.
Qualche nota storica per inquadrare le opere: il K242, scritto da Mozart in origine per 3 strumenti, segna il punto di non ritorno del compositore nel preferire il piano rispetto al clavicembalo. E' il primo affondo per capire le straordinarie capacità del nuovo strumento, un divertirsi spensierato di un ragazzo con un nuovo giocattolo. L'opera è del 1776 e qualche anno dopo Mozart ci riprova con più convinzione. Il risultato è il K365 composto per essere eseguito da se stesso e dalla sorella Nannarel: una gara di abilità sulla tastiera che doveva impressionare molto il pubblico di allora Nella versione di Schiavo e Marchegiani le due opere di Mozart trasmettano una inebriante sensazione di freschezza, amplificata da un tocco gentile dei due esecutori praticamente identico.
Il concerto di Kozeluch però è la vera rivelazione.
Compositore nato a Velvary oggi Repubblica Ceca, giunse a Vienna nel 1778 e dai molti suoi contemporanei era considerato meglio di Mozart il quale aveva troppo "la tendenza per le cose difficili e inconsuete" come scrisse un critico del tempo. Insomma a noi Mozart sembra semplice, ma all'epoca era un po' fin troppo intellettuale per una Vienna che amava autori più "POP". Termine che anche oggi non si dovrebbe disprezzare perchè designa una cultura destinata a trasmettersi in quella più "alta" (nella musica è successo per qualsiasi autore da Mahler ai Led Zeppelin). E poi popolare non è sinonimo di facile. La versione di Marchegiani - Schiavo di Kozeluch è un capolavoro di leggerezza, espone melodie che sanno rimanere in testa senza essere banali, rese con un suono chiaro e un incredibile controllo della pressione sulla tastiera. Un critico ha paragonato l'incisione a una flûte di Champagne, vero, ma aggiungiamo anche bevuta in una giornata di primavera a una giocosa festa tra amici.
Il CD sta avendo un ottimo successo di recensioni, andando ad arricchire la letteratura già corposa del duo e una fama internazionale. Ora sarebbe bello apprezzarne una versione "live" in Monferrato, purchè Marchegiani non sia chiamato a spostare due pianoforti.
Alberto Angelino