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'Dietro la maschera' per non nascondersi

Alla Comunità Ebraica di Casale si è inaugurata l’esposizione parte della Biennale d’Arte di Gerusalemme.
Domenica 12 novembre una parte della “Sesta Biennale d’Arte di Gerusalemme” è arrivata alla Comunità Ebraica di Casale Monferrato.
Del resto, un luogo vocato a ospitare l’arte come le stanze attorno alla Sinagoga di vicolo Olper, non potevano non accogliere l’appello di Ram Ozeri, direttore della rassegna israeliana, che ha chiamato a raccolta i più prestigiosi spazi espositivi del mondo appena è stato chiaro che il terrorismo aveva azzerato la possibilità di ogni evento culturale nella sua Nazione.
Così la piccola Comunità Casalese, si è aggiunta a un gotha di musei prestigiosi in cui sono state ricollocate parte delle 35 esposizioni che avrebbero raccolto i 200 artisti dell’iniziativa. Un’operazione resa possibile dai curatori Ermanno Tedeschi e Vera Pilpoul.
Il contesto ha portato Elio Carmi, Presidente della Comunità Ebraica di Casale, a presentare la mostra con una riflessione sul legame tra la Comunità Monferrina e Israele: “E’ un momento in cui dare visibilità all’ebraismo e a Israele è importante, perché tacere rispetto alla realtà di oggi non è una buona cosa. Noi continuiamo a farlo, continuiamo a essere presenti, continuiamo a esporci perché vogliamo avere il diritto di vivere e lo vogliamo fare all’interno di un contesto che fa una grande confusione tra ciò che è la realtà religiosa e ciò che è la realtà politica. Israele non ha niente contro i Palestinesi, Israele combatte la sua battaglia contro chi vuole distruggerla. E’ una realtà democratica con cui noi conviviamo mentalmente ogni giorno, perché la realtà della diaspora ebraica ha bisogno di Israele. Per noi Israele è democrazia, libertà, anche di costruire un’esposizioni come quella di oggi, perché questa mostra non si potrebbe tenere in paesi fortemente islamizzati dove certe immagini non sarebbero consentite. E’ una mostra dedicata alle maschere. Un concetto che è doppio: ci si maschera per assumere un’altra identità che può rivelare le cose o coprirle. Noi oggi la usiamo per rivelare: non vogliamo passare per quelli che si vogliono nascondersi, ma per quelli che vogliono far parte del dibattito culturale, politico, sociale, economico della realtà dell’Occidente”.
Ermanno Tedeschi entra nel dettaglio sull’aspetto artistico: “Appena è arrivata la richiesta da Ram Ozeri ci siamo subito adoperati per recuperare tutte le opere. Oltretutto si è creato un legame importante con il fatto che queste fossero destinate a quella parte della Biennale prevista al Museo Ebraico Italiano di Gerusalemme. Oltre al concetto raccontato da Elio, la mostra che ha per titolo “Dietro la Maschera” prende spunto dal libro di Ester. Un libro che parla di una donna che libera il popolo ebraico, dà vita e dà forza. Un avvenimento che viene celebrato durante la festa di Purim dove si usa, appunto, mascherarsi”.
Il legame è evidenziato dall’opera al centro della stanza: una Meghillà di Ester finemente realizzata, un pezzo tra i più rari della collezione del Museo Ebraico casalese.
Ma è quello che si trova alle pareti ad attirare l’attenzione, una ventina di opere di artisti italiani e Israeliani che hanno interpretato, con una pletora di stili diversi, la pratica del travestimento e dell’identità nascosta. Tra le opere spicca un dipinto di Gribaudo (presentato dalla figlia Paola) e un ritratto della Regina Ester di Tobia Ravà che si presta ad affascinanti letture simboliche e semantiche. Ma il visitatore è colpito da muri ricoperti di maschere colorate che riprendono il tema in modo fantasioso e vivace.
La mostra, realizzata con il patrocinio dell’Ambasciata di Israele in Italia sarà visitabile fino al 3 Dicembre.
Alberto Angelino
(foto ellea alla inaugurazione)