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Il ruolo della Svizzera nella Resistenza italiana

Il libro di Sergio Favretto sta suscitando molto interesse

Sergio Favretto di professione fa il legale, è un casalese con studio ad Alessandria, ma sempre più si rafforza i suo ruolo di storico e lo dimostra con ilnro edito da Mursia  “Non solo neutralità. Il ruolo della Svizzera nella Resistenza italiana, 1943-45".E'nelle librerie dallo scorso lunedì ma sta già suscitando un grande interesse, del resto ci troviamo di fronte a un argomento poco approfondito fino ad oggi,

Nella Seconda guerra mondiale, in particolare negli anni 1943-1945, anche la Svizzera ricoprì un ruolo cruciale: accanto alla neutralità istituzionale della Confederazione Elvetica, i Cantoni a sud, militari e Guardie di Frontiera, ampia popolazione fornirono un supporto utilissimo alla lotta contro il nazifascismo. Il confine italo-svizzero, di ben 744 chilometri, divenne un passaggio essenziale per migliaia di persone fra ex prigionieri alleati, soldati italiani, antifascisti, giovani renitenti alla leva, partigiani, perseguitati politici ed ebrei in fuga. In Svizzera trovarono ospitalità, soccorso, formazione, cultura e speranza sociale. Alimento per la lotta di Liberazione. In sintesi: la frontiera italo-elvetica si rivelò quale cerniera obbligata per approdare a spazi di libertà, per fuggire da una storia italiana di regime e violenza nazifascista.

Il volume rivela come la Svizzera fu anche un importante centro di organizzazione politica per gli esuli antifascisti e un crocevia strategico per i servizi segreti alleati OSS e SOE. Da Berna, Ginevra, Zurigo, Lugano, Bellinzona, Ascona i servizi, anche con il SIM italiano, fornirono un supporto operativo indispensabile alla Resistenza italiana, scambiando informazioni, finanziando attività, fornendo armi e munizioni. La ricerca documenta le concrete modalità di collaborazione con le formazioni partigiane e le coraggiose reti di solidarietà che salvarono molte vite; l’impegno coraggioso della Chiesa cattolica con nunzi apostolici, parroci e volontari. Documenti inediti, attinti ad archivi italiani e svizzeri; testimonianze e immagini, note e riferimenti bibliografici. Una narrazione approfondita, un’investigazione storica con approccio giuridico, che evidenziano il contributo attivo della Svizzera alla Liberazione dell’Italia. Senz’altro per citare Favretto “Una ricerca storica che completa un pluriennale impegno: analizzare il fenomeno della Resistenza, a più voci e con differenti contributi, lungo il confine italo-francese, poi italo-svizzero e infine il confine a Nord-Est dell'Italia.   E ancora. "Dagli anni 30 al 1945, la Svizzera fu il polmone culturale e di conoscenza che diede, agli antifascisti italiani espatriati o collegati, le speranze e le motivazione per battere il nazifascismo. In Svizzera vi erano Fernando Schiavetti, Guglielmo Ferrero, Luigi Einaudi, Francesco Carnelutti, Giorgio Del Vecchio, Alfredo Scaglioni, Alessandro Levi, Amintore Fanfani, Mario Fubini. Concetto Marchesi, alcuni professori all’università di Ginevra e Politecnico, altri docenti nei campi universitari di giovani rifugiati ed ospiti del governo elvetico; vennero create le colonie libere simili alle italiane società di mutuo soccorso; vi erano Piero Malvestiti ed Edoardo Clerici, Adriano Bianchi, Ernesto Rossi, lo scrittore e leader socialista Ignazio Silone a Zurigo, Carlo Sforza, Egidio Reale, Adriano Olivetti, Giorgio Fuà, Luciano Foa, Guglielmo Usellini, Dante Isella e Piero Chiara fra gli internati. Vi era Franco Fortini, ebreo fuggito dall’Italia.In Svizzera, pure Carlo e Marella Caracciolo nella residenza di Castagnolacome ricorda la partigiana Antonietta Chiovini; a ridosso del confine, con attività partigiana troviamo Eugenio Cefis, Enrico Mattei Gianfranco Contini, Gianni Brera tutti coinvolti nell’Ossola…". 

Ultima annotazione di Favretto: "Nella ricerca mi sono imbattuto in un fatto poco noto. Nei giorni 2 e 3 aprile del 1944, alla stazione di Casale Monferrato giunse un gruppo di ragazzi ebrei provenienti da Nonantola di Modena, ospiti in incognito a Villa Emma, gestita dalla DELASEM. Erano giunti a Casale, accompagnati da Ernesto Leonardi, mezzadro e factotum di Villa Emma, con documenti falsi e una lettera di segnalazione e di aiuto scritta dai sacerdoti Arrigo Beccari e Ennio Tardini. A Casale, perché si sapeva che tramite l’avv. Giuseppe Brusasca era possibile raggiungere la Svizzera. Vennero accolti e ospitati qualche giorno presso la Pia Casa di Pronto Soccorso di via della Provvidenza, grazie all’intervento di don Giuseppe Palena parroco dell’Addolorata e dell’avv. Ernesto Boverio, allora presidente della San Vincenzo e dell’Azione Cattolica. Brusasca e a don Lavagno di Isolengo riuscirono a far accompagnare i ragazzi ebrei prima a Como e poi a guadare di notte il torrente Tresa raggiungendo la Svizzera. Ernesto Leonardi era stato anni prima anche mezzadro alla cascina Fornello di San Giorgio Monferrato. Idro Grignolio, in un articolo su Il Monferrato del 23 luglio 1999, cita il fatto, come altri dettagli si colgono nei suoi appunti ora giacenti presso la biblioteca comunale di Treville, diretta da Paolo Testa. Il percorso dei ragazzi ebrei: in fuga da Villa Emma di Nonantola, Casale Monferrato, Como e al confine svizzero di Tresa".

Sergio Favretto (Casale Monferrato, 1952), avvocato, già giudice onorario al Tribunale di Torino, è autore di numerosi testi di diritto amministrativo e penale, con particolare attenzione al rapporto fra arte, beni culturali e diritto. A fianco della professione, ha da sempre coltivato la ricerca sulla storia contemporanea e la Resistenza italiana. Sono recenti: Una trama sottile. Fiat: fabbrica, missioni alleate e Resistenza (2017)I partigiani del mare. Antifascismo e Resistenza sul confine ligure-francese (2022), Beppe Fenoglio. Il riscatto della libertà. Storia e pensiero di un antifascista assoluto (2023), Quando l’arte incontra il diritto. Autenticità e inquietudini del mercato (2023), E' stato più volte relatore a convegni su temi di diritto e di storia contemporanea.

 Nella foto di copertina del libro di Favretto partigiani della Divisione Piave in assetto di combattimento, con parte abbigliamento sottratto ai tedeschi, in val Cannobina. Ottobre 1944. Fonte Archivio Casa della Resistenza di Fondotoce, Verbania.