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Santi, venerabili e beati in Monferrato (2)

San Giovanni Bosco: primi passi nel casalese
Dal patrono sant’Evasio (V. inserto ne “Il Monferrato” del 7/12/23) arrivato pellegrino forzato da Asti a Casale con tappa nella zona di Volusiano (ubicazione controversa, che il De Conti indica come Pozzo sant’Evasio, “due miglia da Casale”, poco dopo l’attuale San Giorgio Monferrato), la lista delle vite sante del Casalese e dei territori a corona, annovera nomi più noti e figure meno conosciute. Uomini e donne riconosciuti dalla Chiesa dopo “processi” fondati sulle loro biografie - è il caso ultimo del servo di Dio Vittorio Moietta - o per una lunga, secolare consuetudine di venerazione e supplica da parte delle popolazioni.
Tra le figure di maggior rilievo, il fondatore dei Salesiani, san Giovanni Bosco, “adottivo” come del resto Evasio, avendo nel Casalese vissuto momenti importanti della propria vita e lasciato rilevanti, concrete impronte. Nato ai Becchi di Castelnuovo d’Asti nel 1815, ordinato presbitero nel ’41, si dedica da subito ai giovani con un Oratorio a Valdocco di Torino.
Compie primi passi nel Monferrato fin dal 1837/8, quando ancora chierico predica esercizi spirituali ad Alfiano Natta. Organizza le cosiddette “passeggiate autunnali”, in compagnia di allegre brigate di giovani, ben raccontate e documentate, per il territorio monferrino, in una pubblicazione 1975 del salesiano Luigi Deambrogio (testo scaricabile in pdf sul web all’indirizzo https://www.salesian.online/wp-content/uploads/2021/10/1975_DeambrogioL_Le_passeggiate_autunnali_di_don_Bosco.pdf). Momenti ricordati in una mostra del 2015 al Castello di Casale, e ripresi anche da diversi “viaggi d’autore” che il Monferrato pubblicò nel 2009 a firma Luigi Angelino e Dionigi Roggero.
Ecco dunque il futuro Santo a Montemagno, Lu Monferrato, San Salvatore, Rosignano, Castelletto Merli, Ponzano, Calliano, Grana, Conzano.
Della sosta a Vignale, nell’Ottobre 1862, è anche ricordata una predizione; invita il gruppo a pregare per “uno di voi che stanotte morirà”, e nella notte viene a mancare il giovane Rosario Pappalardo, ospite di Valdocco. E come non ricordare l’incontro a Villafranca d’Asti con la famiglia Cavalla, alla quale profetizzò l’avvenire religioso dei quattro figli: due divennero vescovi (Carlo a Casale, Vincenzo a Matera) e due comunque sacerdoti.
Curiosa e movimentata la visita a Crea, giovedì 10 ottobre 1861. Don Giovanni e la comitiva iniziano la salita che da Forneglio porta al Santuario. Ripreso vigore dopo essersi dissetati alla fonte antistante la cappella di sant’Eusebio, proseguono intonando forte una lode alla Madonna. I francescani sentono quel vociare, temono l’assalto da parte di malintenzionati, si chiudono nel convento. Sollievo, quando capiscono che non sta succedendo nulla di male. C’è stato un quiproquo, qualcuno ha inteso che la comitiva si sarebbe diretta a Casale, dov’era allestito il pranzo! Occorre saziare comunque tanti stomaci vuoti, e i fraticelli danno fondo alle loro provviste senza nulla chiedere in cambio. Di quella visita, a Crea resta oggi il ricordo in una lapide, inaugurata nel maggio 2015, recante i nomi dei partecipanti.
A Casale arriveranno la sera, alloggiati nel Seminario a cura del vescovo Nazari di Calabiana. Il sabato successivo ripartono diretti a Mirabello. Qui sono ospitati dalla “esimia” famiglia Provera e nasce l’idea di fondare in paese un collegio, utilizzando anche donazioni della contessa Carlotta Callori di Vignale. I lavori del grande edificio, diretti dal capomastro Giosuè Buzzetti, saranno ultimati nell’autunno 1862, primo direttore il torinese, futuro Beato, don Michele Rua. In breve il collegio/seminario raggiunge oltre 250 alunni. Per problemi di capienza e maggior “comodità di viaggio”, nel ’70 è necessario il trasferimento a Borgo San Martino, nel palazzo del marchese Scarampi, che diventa Collegio San Carlo (purtroppo dismesso nel 2000; da ricordare il rettore 'storico' don Dante Caprioglio, originario di San Martino di Rosignano).
L’ulteriore crescita suggerirà a don Bosco di creare una succursale, dapprima pensata in quel di Cuccaro, ma il progetto non andrà a buon fine, e così sorgerà l’istituto salesiano San Pio V a Penango.
Poco distante da Mirabello, ecco Lu Monferrato, patria di don Filippo Rinaldi, terzo successore di don Bosco, dal 1922 al 1931, proclamato Beato da papa Giovanni Paolo II nel 1990. Nasce il 28 maggio 1856 e conosce don Bosco fin da bambino, durante una delle “passeggiate”. Inizia gli studi a Mirabello e nel 1882 è ordinato presbitero. Anni dopo lo troviamo in Spagna, come direttore di un collegio a Barcellona, quindi come ispettore, e in tale veste fonda in poco tempo ben 16 nuove case salesiane. Per la gran mole di lavoro compiuto, arriva la nomina a prefetto generale della congregazione, che dal 1922 guida come Rettor Maggiore, fino al termine del cammino terreno il .5 dicembre 1931.
Il suo processo di canonizzazione sarà molto lungo. Iniziato nel 1947, passa quarant’anni più tardi al titolo di Venerabile, quindi alla beatificazione dopo tredici anni. E’ sepolto nella basilica torinese di Maria Ausiliatrice. Dirà di lui il santo papa Giovanni Paolo II: “La sua vocazione nacque dall’incontro con l’apostolo dei giovani, dal quale fu avviato sulla strada della formazione sacerdotale. Arse di amore per la Chiesa e ne promosse la presenza rinnovatrice tra i popoli”. Da Rinaldi si dipana un filo che collega al casalese beato Luigi Novarese
aldo timossi (2 – continua)
FOTO. Il collegio salesiano di Mirabello in una foto d'epoca