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Ludwig van Beethoven e i casalesi Bistolfi e Soliva

Di Roberto Coaloa (conferenziere all'Enoteca)

Domenica 15 dicembre, alle ore 17.30, presso l’Enoteca Regionale del Monferrato nel castello di Casale Monferrato, lo storico Roberto Coaloa racconterà i legami profondi e importanti che legarono Ludwig van Beethoven (nel 2020 ricorre il 250° anniversario della nascita) a due figure della cultura casalese, il musicista, contemporaneo di Beethoven, il compositore Carlo Evasio Soliva, e lo scultore Leonardo Bistolfi. Ingresso libero.

Ad arricchire la serata due pianisti dal grande talento, la giovanissima Adela Malo e Lenny de Luca, che suoneranno musiche di Beethoven. L’evento è nato in collaborazione con l’Istituto casalese “Carlo Soliva”, istituzione nata nel 1974 grazie all’iniziativa degli Amici della Musica di Casale Monferrato. L’associazione è molto attiva per lo sviluppo della cultura musicale nel Monferrato. In questo periodo l’Istituto Soliva (con sede in via Facino Cane, 35) prepara duecento allievi per i conservatori di musica nazionali. I diciotto insegnanti sono impegnati in due sedi: Casale e Moncalvo. Il Presidente dell’associazione è il pianista Matteo Corda.

Ecco una sintesi di Coaloa: 

«È una gustosa anteprima dell’anniversario beethoveniano nella cornice insolita del Castello di Casale. Lì, tra antiche mura, ricorderemo i legami e la corrispondenza tra Beethoven e il musicista di Casale Monferrato Carlo Evasio Soliva. Non solo. Casale Monferrato ha un glorioso passato musicale, tutto da scoprire! Soliva, contemporaneo di Beethoven, fu un musicista di rilevanza europea. Dal compositore tedesco ebbe un’eccezionale dedica (l’autografo è oggi conservato al Museo Nazionale di Cracovia, in Polonia, dove Soliva annoverò tra i suoi allievi il geniale Chopin), inviata da Vienna il 2 giugno 1824. L’autografo è in italiano, impreziosito da uno spartito dello stesso Beethoven, il canone a due voci Te solo adoro, le cui parole sono tratte da un’opera di Metastasio. Il musicista - in italiano - scrive a Soliva: CANONE A DUE VOCI, SCRITTO AL 2DO JUNIO 1824 PER IL SIGNORE SOLIVA COME SOVVENIRE DAL SUO AMICO LUIGI VAN BEETHOVEN. Nel festeggiare i duecentocinquanta anni della nascita di Beethoven basterebbe solo questa dedica, davvero rara nel vecchio compositore, per capire come la nostra Casale sia una città importante per la storia della musica. Domenica racconteremo questa vicenda e personalmente sono molto felice d’essere accompagnato dalle note al pianoforte di due amici d’indiscusso talento musicale: Lenny de Luca, cui mi lega una lunga frequentazione nella Musica, condivisa anche con il padre Nando, e la giovane Adela Malo, un sicuro talento del pianoforte, dal grande avvenire».

 

Il 16 dicembre 1770, Ludwig van Beethoven nasceva a Bonn. Nel 2020 si festeggiano i 250 anni della nascita del grande musicista, che durante la Belle époque diventò un emblema del romanticismo demoniaco.

Il direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler, nel firmare la premessa al volume Beethoven di Walter Riezler (la biografia di riferimento del compositore), notava: «Il Beethoven demoniaco e pervertitore, di cui Sonata a Kreutzer di Tolstoj resta l’esempio più goffo e deplorevole, è filiazione diretta di una visione che, negli strati più bassi del post-romanticismo romanzesco e giornalistico, non si è ancora del tutto dissolta». 

Cos’era accaduto? Sonata a Kreutzer di Tolstoj è un’opera che ci avvicina a un campo del sapere indagato dallo scrittore russo: l’arte. Lo scrittore si interroga su cosa sia l’arte e riflette sul ruolo della musica che ama. Il sessantenne Tolstoj che scrive Sonata a Kreutzer è in una nuova fase della sua vita. È il nobile penitente: un sensuale che incrimina i sensi, che adora reprimere ciò che egli era, un cantore della vita. Rinnega quasi la splendida creazione di Guerra e pace, con i chiari di luna e gli amori, gettandosi a comporre un romanzo inquieto, come l’opera alla quale s’ispira: la «Kreutzer» di Beethoven. Anni prima era un entusiasta sostenitore della musica: con Perfiliev, Botkin e il suo antico rivale, Mortier, contribuì a fondare quella Società musicale di Mosca che poi ne divenne il Conservatorio. Tolstoj, buon amateur di musica, s’ispirò a quella sonata, sebbene fosse terrorizzato da quel movimento di «presto» che assomiglia a un conflitto tra pianoforte e violino, rivaleggianti nel possesso del leitmotiv. Quei due strumenti sono nel racconto di Tolstoj un uomo e una donna, che si amano e si odiano. Quella musica che scioglie le passioni è, ovviamente, anche la protagonista del libro. L’amore diventa follia nell’uomo: implode in una frustrazione colossale, in un gioco senza tregua tra padrone e servo, poiché la società ha trasformato quel sentimento in una schiavitù legalizzata e brutale. Nel matrimonio si litiga per un nulla, non per gelosia, ma per un’atavica incomprensione, un’eterna rivalità: «Eravamo come due prigionieri che si dibattono legati a una medesima catena, e cercano di guastarsi reciprocamente l’esistenza, facendo finta di niente. Non sapevo nulla né degli altri né di me stesso». Tolstoj, nel monologo dell’uxoricida, supera anche il più cupo Dostoevskij: «Credete che stia divagando? Niente affatto. Io vi sto solo raccontando come arrivai a uccidere mia moglie». Tolstoj non ha rivali tra i mostri sacri della letteratura russa. Vladimir Nabokov scrisse: «Quando leggete Turgenev, sapete che state leggendo Turgenev. Quando leggete Tolstoj, lo leggete perché non potete smettere». Nella Sonata a Kreutzer esplodono le contraddizioni di Tolstoj pensatore. Lui che ama la musica trasforma Beethoven in un paraninfo, la melodia è responsabile dell’amplesso tra gli innamorati. In un modo assai originale Tolstoj confessa in quest’opera la sua gelosia per la moglie, in quegli anni entusiasta ascoltatrice di un giovane musicista che frequenta Jasnaja Poljana. Affermare la verità sui suoi sentimenti, per Tolstoj è una catarsi. Sonata a Kreutzer è quindi un’opera che ricerca la verità sull’amore. Libro perfetto e inquietante sul tema della lotta tra passione dei sensi e ideale di castità, che preannuncia Il diavolo e Padre Sergio (pubblicati postumi). Libro, nato nell’inverno del 1888 in casa Tolstoj, durante una riunione tra amici musicisti, e terminato in un paio d’anni. Quando è pubblicato, Sonata a Kreutzer, scatena, però, il risentimento della moglie di Tolstoj. In più nella società russa suscita un immediato scandalo. Il volume, ovviamente, non passa la censura zarista, che trova inaccettabile che il matrimonio sia definito da Tolstoj una «prostituzione legalizzata». Il libro è quindi ritirato dal commercio. A questo punto interviene la moglie dello scrittore, con un vero colpo di scena. Sof’ja agisce direttamente sul veto andando a chiedere il permesso alla pubblicazione dallo zar Alessandro III (contento dell’opera di Tolstoj, mentre la zarina ne era choquée). Lo zar resta impressionato dall’ardire della moglie dello scrittore e concede il permesso di pubblicare l’opera del marito nella collana da lei diretta. Un successo di Sof’ja Andreevna, che scatena l’ira di Tolstoj e che soprattutto zittisce i commenti che si erano diffusi sulla coppia, a proposito della gelosia dello scrittore per la moglie “traditrice”. Nel 1897-98 Tolstoj lavora al suo manifesto estetico, il trattato Che cos’è l’arte?, in cui espone in modo aperto il suo atteggiamento critico nei confronti della situazione a lui contemporanea dell’arte e definisce l’arte autentica, compresa la musica che egli preferiva in assoluto. In questo trattato Tolstoj menziona alcuni «personaggi eccezionali» d’inizio Ottocento, come Byron, Leopardi e Heine, che esprimono «il sentimento della noia di vivere». Per Tolstoj, «il compito dell’arte del nostro tempo è di trasferire dall’ambito della razionalità a quello del sentimento questa verità: il bene degli uomini sta nella loro unione, e bisogna sostituire al regno della violenza il regno di Dio ossia dell’amore che è per tutti noi lo scopo più alto della vita umana». Per Tolstoj l’arte e in particolare la musica sarà arte autentica solo quando susciterà «un contagio di sentimenti» negli spettatori e negli ascoltatori. Nel 1849 Tolstoj compose la sua unica composizione musicale, un “valzer”, che fu inciso nel 1906. Tolstoj amava molto ascoltare le figlie Tat’jana e Marija o la cognata Tat’jana Andreevna Kuzminskaja quando cantavano canzoni popolari. A Jasnaja Poljana facevano visita molti musicisti, tra i quali la clavicembalista polacca Wanda Landowska, che suonò per Tolstoj antiche melodie francesi, ceche e tedesche. La Landowska fu assai amata da Tolstoj, che si commuoveva fino alle lacrime ascoltandola al clavicembalo. Il compositore preferito era Chopin, ma amava anche Haydn, Weber e Mozart. L’opera preferita era il Don Giovanni di Mozart. Non poteva trattenere le lacrime ascoltando l’Andante cantabile del quartetto per archi di Pëtr Il’ič Čajkovskij, che aveva conosciuto personalmente, essendo l’allievo di un pianista che era solito suonare per lui: Anton Grigorevič Rubinštejn. Inoltre suonavano a Jasnaja Poljana il compositore Sergej Ivanovič Taneev e il virtuoso, compositore e amico di Tolstoj, Aleksandr Borisovič Gol’denvejzer.

Leonardo Bistolfi era un attento e devoto lettore di Tolstoj (la star della Domenica dell’Avanti! rivista a cui Bistolfi collaborava assiduamente). Quel Beethoven della Sonata a Kreutzer (così come “usciva” dal testo dello scrittore russo ma anche dalla stessa sonata per violino e pianoforte del compositore) lo conosceva assai bene, grazie agli amici musicisti, in particolare Luigi Ernesto Ferraria, la cui casa a Camburzano era frequentata anche da Toscanini. Ferraria, cui Bistolfi dedicò un bel ritratto a carboncino (ora conservato nella quinta sala della Gipsoteca Bistolfi a Casale), commissionò a Bistolfi un busto di Beethoven: per i simbolisti era un dio e l’immagine del “demoniaco” Beethoven emerge nella titanica espressione del viso. Ora il gesso di Bistolfi (foto) si trova nel deposito del Museo Civico di Casale e attende un restauro conservativo. L’occasione può essere l’anniversario beethoveniano del prossimo anno!