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Sinagoga: Un ebreo in fuga nella Svizzera del ‘43 (con Gad Lerner)

La Comunità Ebraica casalese celebra Chanukkah domenica 18 dicembre (dalle 16)

È un pomeriggio letterario diverso dagli altri quello di domenica 11 dicembre in Sala Carmi che pure di presentazione di libri ne ha viste tante.

Sul tavolo dei relatori c’è “Un angolo di pace. Un ebreo in fuga nella Svizzera del ‘43”, volume raccoglie la storia di Riccardo Gandus, commerciante milanese trentaquattrenne, che l’undici settembre del 1943, fuggì dalle persecuzioni nazifasciste riparando in Svizzera. Dietro il tavolo ci sono Adriana Ottolenghi, vicepresidente della Comunità Ebraica, Valeria Gandus, giornalista, autrice del libro e figlia di Riccardo e Gad Lerner, noto scrittore e opinionista, che ritorna per questa presentazione alla Comunità in cui è iscritto.

A rendere particolare la giornata non è soltanto la competenza dei relatori, ma il loro saper collegare attraverso quest’opera un passato da ricordare con un contemporaneo che tendiamo a elidere. Il tema su quel tavolo è semplice e, allo stesso tempo, un “ginepraio”: quello di chi cerca rifugio in uno altro Paese e si trova davanti un confine: che sia Chiasso o il mar Mediterraneo.

E’ Adriana Ottolenghi a dare il primo spunto storico: “Ho letto il libro e ho rivissuto quello che mi ha raccontato mio marito Giorgio: anche lui ha scelto la fuga in Svizzera, ha provato le difficoltà e la paura di quei momenti, trovando la salvezza in una Guardia di Finanza italiana che ha sollevato il reticolato per permettere il passaggio”

“Quante storie di vita ebraica ci è capitato di raccontare in queste sale – prosegue Gad Lerner, rievocando altri incontri- Inge Feltrineli ci ha parlato della sua famiglia nella Notte dei Cristalli, Luciano Segre la salvezza offertagli da Don Michelone e potrei continuare a lungo. Ma c’è anche il racconto di persone semplici che non hanno voluto fare scelte di militanza o protagonismo pubblico. C’è bisogno di ricordare anche quelli che hanno dovuto fuggire soltanto perché erano ebrei. Storie che possono sembrare normali e prive di elementi drammatici, ma che in realtà lasciano una cicatrice”

Valeria Gandus ne parla delle conseguenze di quel gesto. “Mio padre era una persona con un carattere molto ottimista, commerciante licenziatario delle macchine da scrivere Smith Corona a Milano. Mia madre donna coraggiosa e non ebrea, si era innamorata di lui nel 1940, quindi sapendo già da due anni che le leggi fasciste avrebbero proibito il matrimonio. I miei mi hanno sempre raccontato tutto, non solo delle condizioni dure dei campi profughi in Svizzera, ma anche di quello che hanno vissuto gli ebrei in Europa. Più che una cicatrice la sua era una consapevolezza: mi ha passato non il testimone del dolore, ma quello dell’appartenenza e d’accordo con mia madre, che ha sposato subito dopo la guerra, ha scelto di crescere i suoi figli nell’ebraismo”.

Una vicenda che stimola molte riflessioni sul presente, continua Gandus: “Non si può pensare ai profughi di allora senza pensare ai profughi di oggi. E non è detto che ci sia sempre una Svizzera che ti accoglie”. Lerner ricorda come anche Liliana Segre racconti spesso di essere stata respinta alla frontiera con la Svizzera e abbia cominciato così il suo viaggio per Auschwitz. Poi lascia una bella frase al pubblico che ha riempito la sala: “In libri come questo i ricordi diventano una pratica di comportamento, perché portano ognuno a chiedersi cosa avrei fatto io? E’ un antidoto alla graduale assuefazione all’iniquità dei nostri tempi”.

Questo fine settimana la Comunità Ebraica casalese celebra Chanukkah insieme ad amici e alla cittadinanza. A Casale questa festa ha due valenze: la prima è spirituale, perché nel nome della luce che illumina il mondo vengono invitati in Comunità i rappresentanti di tutte le religioni presenti sul territorio. Il secondo significato è culturale: nei primi anni ‘90 la Comunità ha cominciato una straordinaria collezione di lampade per queste festa, oggi raccolta nel Museo dei Lumi. Oltre 250 pezzi a cui si aggiunge ogni anno una nuova opera accompagnata da una mostra personale dell’artista che l’ha realizzata.

Quest’anno la Chanukkah casalese prenderà il via domenica 18 dicembre alle 16 proprio da questo incontro. L’artista scelto per la nuova opera è Arcangelo Sassolino, vicentino, famoso per lavorare materiali industriali come il cemento e l'acciaio, con i quali realizza sculture e progetti architettonici esposti in tutto il mondo. A seguire, nel Cortile delle Api, l’accensione del Primo Lume in presenza delle autorità civili e religiose.

Alberto Angelino

FOTO. Presentazione libraria