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Processo d'appello Eternit: si torna in aula lunedì 18 (tre udienze la settimana). La multinazionale delle vittime chiede giustizia anche per Francia e in Belgio

Fermare la strage dell’amianto. Semplicemente esercitando la giustizia: in Italia, in Francia, in Belgio... in tutto il mondo! È l’appello che la «multinazionale delle vittime» ha lanciato giovedì 14 febbraio, da Torino dove si è celebrata la prima udienza del processo di appello sulla strage Eternit, dopo la condanna a sedici anni stabilita in primo grado dallo stesso tribunale di Torino per lo svizzero Stephan Schmidheiny e il belga Louis de Cartier de la Marchienne, giudicati responsabili di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antifortunistiche. In una parola sono loro, secondo la giustizia italiana, i responsabili della «strage mai vista» causata dall’Eternit a Casale, Cavagnolo, Rubiera e Napoli (anche se la prescrizione intervenuta per quest’ultima realtà ha in parte deluso le aspettative di giustizia della città campana). Una udienza lampo, a cui hanno preso parte centinaia di casalesi: «Ci aspettiamo con tutto il cuore che la giustizia italiana confermi la condanna di primo grado», proporzionata alla «gravità della catastrofe umana ed ambientale che l’Eternit ha provocato. Noi chiediamo allo Stato Italiano di aiutare le vittime e le loro famiglie a ricevere gli indennizzi dovuti». La prima udienza del processo d’appello Eternit è durata appena tre quarti d’ora (come nel processo di primo grado non erano presenti gli imputati che sono stati dichiarati contumaci): è servita a comunicare il calendario delle prossime udienze che dalla prossima settimana saranno tre: lunedì, mercoledì e venerdì. Le prime tre saranno dedicate alle relazioni sul primo processo di primo grado e illustreranno la sentenza che ha condannato lo svizzero Stephan Schmidheiny e il belga Louis De Cartiere de la Marchienne a 16 anni di carcere, le posizioni della difesa degli imputati e delle parti civili. Sarà poi comunicato un calendario di udienze durante le quali verranno affontate le questioni preliminari, come la competenza territoriale, l'incostituzionalità della pena, al copmpetenza del tribunale italiano, tutte già esaminate e respinte dal tribunale di primo grado e altre di nuova formulazione, come per esempio la nomina di consulenti tecnici d'ufficio per le varie materie tecniche che costituiscono oggetto di dibatttito in quanto hanno una diretta influenza sulla responsabilità degli imputati. Prima dell’apertura del processo si è svolto un presidio davanti al Tribunale, ma la manifestazione è stata un po' mortificata dall’intenso traffico nei pressi del Palazzo di Giustizia. visto che la via antistante il tribunale non è stata chiusa al traffico, com'era avvenuto in occasione dell'apertura del processo di primo grado e per le udienze preliminari. Oltre ai Casalesi erano presenti esponenti delle associazioni delle vittime dell’amianto provenienti da Italia, Belgio e Francia. Questi ultimi hanno lanciato dall’Aula Magna del Tribunale, simbolicamente in occasione dell'apertura del processo d'appello, un appello internazionale affinchè in Francia si prendano provvedimenti per far ripartire il processo che si trasscina da 16 anni. Ecco il testo dell'appello diffuso da AFEVA (Italia), ANDEVA (Francia) e ABEVA (Belgio) e da CGIL, CISL e UIL di Casale. Esattamente un anno fa, il tribunale di Torino ha condannato in primo grado a 16 anni di prigione lo svizzero Stephan Schmidheiny e il belga Louis de Cartier de Marchienne, i due proprietari della multinazionale dell’amianto cemento Eternit. Oggi, in occasione del primo del processo d’appello, le vittime dell’amianto sono venute dalla Francia e dal Belgio per portare il loro sostegno alle vittime italiane. Noi, rappresentanti dell’Afeva, dell’Andeva e dell’Abeva, tre associazioni che difendono le vittime dell’amianto in Italia, in Francia ed in Belgio, dal Palazzo di Giustizia di Torino portiamo il nostro sostegno alle vittime italiane e facciamo la seguente dichiarazione: Noi ci aspettiamo con tutto il cuore che la giustizia italiana confermi la condanna di primo grado di un anno fa, all’altezza della gravità della catastrofe umana ed ambientale che l’Eternit ha provocato a Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Napoli. Noi chiediamo allo Stato Italiano di aiutare le vittime e le loro famiglie a ricevere le indennizzazioni che le sono dovute. Noi chiediamo allo Stato Francese di confermare al suo posto il giudice istruttore Madame Bertella-Geffroy e di darle i mezzi sufficienti perché possa terminare l’istruttoria quest’anno e perché la giustizia venga data alle vittime francesi che aspettano un processo penale da 16 anni. Noi facciamo un appello per firmare la petizione che porta avanti queste richieste: http://www.santepublique-instructionendanger.org Chiediamo alla giustizia francese di cercare e di giudicare i responsabili. La corte di cassazione deve dare voce alle vittime: sarebbe incomprensibile e moralmente inaccettabile che una catastrofe che ha fatto 3000 morti all’anno solo in Francia, rimanga senza responsabili nè colpevoli. Sarebbe inaccettabile che delle tragedie come quella dell’Amisol o di Conde-sur-Noireau (un’importante azienda di tessuti d’amianto) terminasse con un non luogo a procedere e che le persone messe sotto investigazione siano scagionate ancora prima di essere giudicate. Nel processo civile riguardante l’amianto in Belgio, Etenit si è appellata alla condanna già comminata nel Novembre 2011. Noi ci aspettiamo che la giustizia Belga ascolti la voce delle vittime e condanni la multinazionale responsabile. L’Afeva, l’Andeva e l’Abeva chiedono allo Stato e ai magistrati di rispettare le sofferenze delle vittime dell’amianto e delle loro famiglie. Essi non vogliono solamente essere indennizzati. Essi vogliono Giustizia. Essi vogliono che i responsabili siano giudicati, non per spirito di vendetta, ma perché si possano trarre da questa catastrofe tutti gli insegnamenti possibili per le generazioni future e perché non si ripetano mai più tali disastri.

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Marco Imarisio

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