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Viaggio al cimitero di Casale, storia e arte

Il volumetto di Renzo Rolando “Il cimitero cattolico urbano di Casale Monferrato. Guida alle cappelle storiche, nobiliari, alle opere d’arte e altre curiosità”, non ha nulla del romantico che canta i cimiteri di campagna, è piuttosto un testo che usa tombe e lapidi come archivi di un passato mai esplorato abbastanza. L’opera ricostruisce le caratteristiche principali di uno dei luoghi che meglio rappresentano il patrimonio culturale, storico e artistico della nostra città, attraverso l’arte funeraria, che è una delle principali componenti della storia dell’arte. Basti pensare ai cimiteri monumentali che per pura curiosità o per innato senso del mistero hanno ispirato intere generazioni di artisti su uno dei temi più solenni e dolorosi, fino a diventare oggi un insolito luogo di turismo. Argomento non facile, quello trattato dall’autore, ma ancora attuale perché, nonostante i grandi cambiamenti sociali ed economici, resta la memoria del defunto. Infatti il monumento funebre è un fattore importante nel processo di elaborazione del lutto, poiché la tomba crea un elemento reale e ben visibile nel ricordo della persona cara che ha lasciato la vita terrena. Unico nel suo genere, il testo è accompagnato da un utile apparato iconografico ricco di planimetrie e immagini delle opere dei principali artisti attivi a Casale. Tra loro Virgilio Audagna, Giulio Monteverde, Odoardo Tabacchi, oltre allo scultore simbolista Leonardo Bistolfi e al suo allievo prediletto, Guido Capra, “il primo a utilizzare il cemento come materiale malleabile adatto ad eseguire opere d’arte in pietra artificiale”, come ricorda l’autore. La ricerca inizia dagli antichi cimiteri cittadini (quasi sempre all’interno o in prossimità delle chiese) e prosegue con la nascita e le trasformazioni del cimitero moderno, di cui si presenta un elenco dettagliato delle edicole funerarie e delle sepolture, divise nei settori riservati ai militari, ai caduti e agli acattolici, oltre ad un doveroso ricordo dei personaggi illustri che riposano nel famedio. Molto interessante anche la descrizione dei cimiteri delle frazioni cittadine di Terranova, di San Germano, di Casale Popolo, di Roncaglia e di Santa Maria del Tempio, cui l’autore aggiunge per completezza anche la ricostruzione storica di quelli scomparsi del Ronzone (lungo la strada della Morana), di Santa Maria dei Campi (a Rolasco, nei pressi del Rio Sanguinolento) e di Torcello (a fianco della chiesa di San Clemente). Insomma un libro leggero, di non molte di pagine, ma forte del perentorio invito a sfruttare di più la memoria, che oggi è di sicuro la qualità meno apprezzata. Può essere un inizio per una guida completa a quello che rimane un tesoro di storia e di arte. Vestigia reali confermate da un archivio; speriamo in una piantina Siamo sabato al cimitero cittadino con Renzo Rolando. Iniziamo con una ricerca agli uffici e grazie alla cortesia di Pier Paolo Cornaglia nasce una importante scoperta (un po’ annunciata da un nostro precedente articolo). Dal libro dei funerali degli anni 1952-53 emerge la prova certa della sepoltura in data 10 marzo 1952, alle ore 14, nella tomba Dalla Valle di Pomaro di Nicolas Petrovich Niegoche, re del Montenegro (anni 80), e della moglie Milena Petrova Vukotic (sul registro è indicata come Vouketitch, di anni 76) e del successivo trasferimento delle salme a Sanremo (nella famosa chiesa russa) il 20 maggio 1970. Possiamo aggiungere che da Sanremo furono a loro volta traslate a Cettigne, capitale storica del Montenegro, il 29 settembre 1989, nella cripta della chiesa russa ligure rimane il cenotafio con molte testimonianze (e ci han promesso che figurerà questa storia). Torniamo al nostro cimitero, non è Staglieno, ma un'oretta abbondante la merita, in ogni caso non è da tutti aver ospitato un re e una regina. Partiamo con Rolando per una visita alle cappelle storiche, e alle opere d’arte del camposanto iniziando (a destra) alla tomba Dalla Valle di Pomaro, poi a quella Hugues. Curiosa quella Branchinetti con scaletta di accesso tipo carrozza ferroviaria di una volta; poi nella tomba degli eredi Massa si ammira una rara scultura in marmo di Guido Capra. Molto bella la tomba di Giuseppe Cerrano, primo fabbricatore del cemento Portland, opera di Stagliano, poi ecco la sepoltura di Maurilio Pugno, progettista del Politeama. Due cappelle Imarisio una con candelabro ebraico (famiglia Migliau) e l’altra con un bel fregio liberty in cemento. Rendiamo omaggio alla tomba Ortona e alla cappella Gagliardone (lo scultore Audagna ha raffigurato in un tondo Serafino, titolare di una officina meccanica di precisione). Segue la tomba di Ottavio Marchino con “sculture in marmo non firmate”. Facciamo una breve sosta nella cappella (1817), in cattive condizioni, dove riposa il “maire” Giorgio Rivetta, con la moglie Teresa, sullo sfondo una lapide in caratteri greci. Entriamo nella chiesetta del cimitero, sopra l’altare un quadro di Giuseppe Campese. Davanti alla cappella della Madonna sopra le Mura, ci dà il suo santino elettorale Sergio Demaria, detto “Spulpa”, ci indica due lapidi in facciata recuperate al cimitero di Moncalvo. Proseguiamo con le tombe di Camillo Candiani, Aliora, Palli (scultore Morera), Ariotti dove ci fan notare le cariatidi, Faldella con bassorilievo (scultore Luigi Dealessi). Nella tomba Cantamessa affreschi di Giuseppe Aceto, restauro (2002) di Grazia Campese. Soffitto di Evasio Bistolfi, alla cappella Gagliardini. Nella tomba Ganora riposa Evasio, miracolato a Lourdes. Busti di Leonardo Bistolfi all’edicola Cova-Adaglio. Alla tomba Testori busto di Gaspare Galeazzi (1876) e uno di Giulio Monteverde per l’ing. Massazza. Bella la tomba liberty di Edoardo Porta (lapide per Carlo Grillo: “Accordò il canto dei numeri alla poesia dell’amore per la vita...”), opera di Stagliano, poi la “Patrucco” con dipinto di Bialetti e la tomba Pinolini con bella scultura di Audagna, Ci prende lo sconforto davanti alla tomba in marmo, crollata a pezzi, di Thaon di Revel. Via alla tomba Ottavi, poi Manacorda con scultura del Capra, e Cavalli d’Olivola. Sosta davanti alla tomba Sini, dove riposa Maria Pavese sorella dello scrittore. Nella tomba Lanara bassorilievi di Agostino Redoglia, curiosa la tomba di Fiorenzo Zocchi, morto per febbre gialla nel 1888 “nella lontana plaga di Panama”, conclusione davanti alla tomba del pittore Morbelli. Una ultima sintesi con il suggerimento di piazzare un tabellone alla entrata con piantina e indicazioni almeno delle cappelle più importanti. Speriamo

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Raffaella Romagnolo

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