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San Michele di Candia, scrigno di tesori d'arte, sabato e domenica il ''mercatino'' pro restauri - Con il Fai

Costruita nel 1241 nei pressi di un piccolo gruppo di case campestri, la chiesa di San Michele Arcangelo, la cui dedicazione è certamente legata ad una presenza longobarda, fu la prima parrocchiale dotata di un beneficio e di un curato stabile. Fu edificata sopra una naturale piattaforma del terreno, ai margini dell’antico borgo della Peschiera, separato dall’abitato di Candia Lomellina, ancora dominato dalla mole del castello e cinto dal fossato difensivo. Venne completamente ricostruita tre secoli dopo mantenendo la primitiva intitolazione, come ricorda Giuseppe Castelli, autore con l’aiuto di Emilia Disette, dello splendido volume intitolato “Iconografia sacra. Affreschi Cinquecenteschi nella Chiesa di San Michele a Candia”, pubblicato dalla Arkédizioni per conto del comune nel 2001. “Risulta oggi difficile, dopo tante successive alterazioni, immaginare quali potessero essere le strutture della primitiva chiesa di San Michele: il rifacimento cinquecentesco ne trasformò radicalmente la fisionomia, creando un edificio moderno e spazioso in cui, secondo le indicazioni uscite dal Concilio di Trento, eliminato ogni ostacolo, l’officiante era visibile da ogni punto della chiesa. La facciata è sobria e severa, a due ordini architettonici, scandita dal ritmo regolare delle lesene, con il portale dominato da un timpano fortemente aggettante, che riprende il motivo della parte superiore dell’edificio. Un classico equilibrio domina i saldi rapporti tra le parti”. Dopo oltre tre secoli di silenzio delle cronache, la visita pastorale del card. Guido Ferreri, arcivescovo di Vercelli (Candia è ancora una piccola “enclave” in terra eusebiana), ne segnalava le pessime condizioni che costringevano i fedeli ad assistere alle funzioni religiose al di fuori della chiesa e ordinava ai nobili Confalonieri di Candia, detentori del patronato, di intervenire al più presto. I lavori di ricostruzione furono ultimati nel 1586 e tre anni dopo il vescovo di Acqui, mons. Panigarola, consacrava la nuova chiesa nel giorno della festa del santo patrono. Nel giro di pochi anni, ultimati gli affreschi della cappella dell’Annunciazione e, qualche anno dopo, quelli della cappella del Rosario, la chiesa divenne nei primi anni della Controriforma un importante laboratorio pittorico dei Lanino e del Moncalvo, come ricorda Giuseppe Castelli. “La ristrutturazione della chiesa candiese, avviata dai Gonfalonieri, non riguardò soltanto la parte architettonica, ma si esplicò con un’attenzione particolarmente vigile anche alla decorazione di due cappelle laterali, come dimostra la meticolosità con cui fu steso il contratto di allogazione del primo lavoro. Attesero all’opera dapprima la bottega dei Lanino, che dopo la morte di Bernardino nel 1583 era tenuta dai figli Pier Francesco e Gerolamo, coi quali i Confalonieri sottoscrissero un contratto il 24 ottobre 1586 e quindi, quattro anni più tardi, Guglielmo Caccia, all’epoca venticinquenne pittore di belle speranze. Di questa seconda commissione non è rimasta nessuna documentazione a chiarirci i limiti del problema”. Oggi resta, come monito ai concittadini, la bella dedica dell’autore, posta in esergo della prestigiosa pubblicazione sugli affreschi cinquecenteschi di Candia: “A tutti i candiesi di ieri e di oggi, che hanno conosciuto ed amato nella chiesa di San Michele il simbolo più schietto delle loro radici e a quelli di domani, perché mai vengano ad interrompere il filo invisibile che, attraverso il sacro edificio, li tiene legati al passato della loro terra”. DA SAN MICHELE (CON SCOLARESCA) A PALAZZO SANNAZZARO Appuntamento a Candia con Giuseppe Castelli e con Domenico Conti il primo è assessore alla cultura, il secondo, oltre che istruttore pilota (l’ultima volta ci ha portato all’Elba), è un volontario coinvolto nei restauri di San Michele (promossi dalla Parrocchia) e siamo qui proprio per dare una mano alla rinascita di questa chiesa all’entrata del paese nobilitata da splendidi affreschi. Saggiamente sono stati per ora rifatti i tetti e, in corso d’opera, si è dovuto, a sorpresa, risanare completamente il campanile con un aggravio di spesa di 25 mila euro (da recuperare). Di qui una serie di iniziative come il mercatino sabato pomeriggio e domenica nella festa patronale della Madonna del Rosario. Per eventuali versamenti sono disponibili due conti correnti in banca a Candia, agenzie San Paolo e Banca Popolare di Novara. Invitiamo ad entrare una scolaresca di quinta elementare. L’insegnante è Raffaella Maggioni Garzia, mamma di Ilaria, che frequenta la quinta Scientifico a Casale. Sono interessati, molte le domande ad esempio davanti alla cappella del Rosario, dipinta dal Caccia-Moncalvo in merito alla fuga in Egitto. La cappella opposta di mano del Lanino. La tela centrale è stata riportata in chiesa dopo 50 anni in occasione dell’ultima Giornata Fai di Primavera. Una scolara va a salutare il nonno che sistema l’intonaco. Fotografiamo le molte lapidi che fanno un po’ la storia dell’edificio tra cui quella della ricostruzione della chiesa da parte dei nobili Confalonieri. Un piccolo tour di Candia ci porta passando dietro la chiesa (terribile una casa tintegggiata giallo limone-rosa) a palazzo Sannazzaro. Costeggiamo quello che era un ospedale del ‘400 e arriviamo alla prima facciata. Giriamo attorno e scopriamo un parco e un’altra facciata di tutto rispetto. Castelli ricorda che nella dimora si trovano un piccolo teatro e un grande salone. E’ di proprietà della famiglia Bergamasco che risiede a Milano citazione per il sen. Eugenio (1858-1940) sindaco di Candia e il sen. Giorgio (1904) liberale. Ultima tappa davanti ad una lapide inaugurata da Amintore Fanfani e dedicata al suo maestro Angelo Mauri. Il tutto da Giornata Fai (in unione con Casale e Giarole).

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Marco Imarisio

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